Ieri sera aveva fatto quelle che, col senno di poi, possiamo definire le prove generali. Adagiato per terra su un tappetone da gioco, aveva studiato a lungo il divano, tentando furtivo un aggrappamento – malriuscito, perché non sostenuto adeguatamente dal tappeto che scivolava all’indietro. Tra i tanti segnali di consapevolezza con cui ci sommerge ormai ogni giorno nostro figlio, non ci avevamo dato gran peso.
Oggi, mentre salutavamo un’amica in visita, Giorgio ha notato un cd appoggiato sul divano. E ha deciso che l’oggetto lo incuriosiva a sufficienza. Trovandosi seduto nella posizione della sera precedente, ma al di fuori del perimetro dello stesso tappeto, ha afferrato due lembi dell’imbottitura del divano e si è issato in posizione quasi verticale. Ha convinto le gambe se non a contribuire, almeno a puntellare generosamente l’impresa. Non si è fatto distrarre dall’improvviso silenzio calato nella stanza, confidando nel fatto che i secondi di cui i presenti avevano bisogno per mettere a fuoco ciò che stava accadendo gli sarebbero bastati per portare a termine l’azione. Quindi, sfiorata ormai la sommità del divano, ha avuto gioco facile a stabilizzarsi con le braccia, stare dritto in piedi come se l’avesse sempre fatto e sorridere trionfante col cd in mano.
C’è ancora molto da rifinire, ma il bimbo c’ha preso gusto e non ha più perso occasione per mettere a punto la tecnica. Se ne deduce che il tempo per riorganizzare i primi 50 centimetri dal basso di ogni stanza della casa sono ormai agli sgoccioli.