Ehi tu, figlio maggiorenne.
Figlio ormai da guardare con gli occhi all’insù. Per cui dissimuliamo orgoglio, mentre festeggi lavorando lontano da casa la conquista della capacità di agire e del dovere di risponderne in prima persona.
Ehi tu, che vivi con le orecchie costantemente immerse nella musica di un’epoca ruggente che forse non è mai esistita, ma in cui ti piacerebbe vivere. Che ti credevamo umanista e invece lungo la strada ti sei rivelato scienziato, e forse sei entrambi oppure nessuno dei due, e magari non ti basterà una vita per capirlo. Tu, che sei testa fina e mani d’oro, e le usi per prenderti cura delle persone care. Tu, che riempi gli ambienti in cui vivi di creazioni bi- e tridimensionali e in ogni casa di famiglia troviamo sedimentazioni di materiali, disegni e costruzioni che testimoniano il tuo ondeggiare negli anni tra fantasia e concretezza.
Tu, che sei Tagliamento: rivolo, per lunghi tratti in secca, per poi prorompere impetuoso a torrente minacciando gli argini se innaffiato a dovere. E Monte Cavallo: l’altura dietro casa che spesso vorresti conquistare in bicicletta, ma poi vabbè anche per oggi no. Tu, che vivi una passione per volta, ma in modo totalizzante, cambiando di tanto in tanto il corredo della tua vita come quinte in teatro. Che nell’inseguire i tuoi interessi coniughi in modo audace, eppure ai tuoi occhi coerente, costruzione e distruzione, artigianato e armamenti, vigore e pantofole, ragionamento e disimpegno.
Ehi tu, che appari impassibile e inscalfibile, immune all’esigenza di raccontarsi, riluttante esploratore delle profondità delle emozioni. Tu, che dissimuli gioia e sofferenza dentro allo stesso sorriso e preferisci lasciar pensare che sia acqua quieta quella che magari mulinella sul fondo. Tu, che elargisci a tutti la possibilità di pensare di piacerti e a nessuno la certezza che sia vero. Tu, che cedi spesso agli altri la scrittura del tuo destino e paghi caro il prezzo dei tuoi slanci ideali, senza che questo scalfisca le tue convinzioni. Tu, che ottenere meno di quel che meriti ti pare una circostanza noiosa, ma in fondo trascurabile, come se contemplassi un spazio molto più vasto e scandissi un tempo più generoso e placido.
Tu, che sei cresciuto senza tribù né feudo e ti ritrovi ora in mano la responsabilità di scoprire il tuo ovest da conquistare e i pellegrini, i cercatori d’oro e gli avventurieri che ti accompagneranno nell’impresa. Tu, che frequenti gli stessi amici con cui hai stretto patto di fratellanza all’asilo e serve la testardaggine del destino o la sfacciataggine altrui per trascinarti dentro storie nuove e nuovi mondi. Tu, che hai un istinto fuori dall’ordinario per i più piccoli, e sai insegnare con naturalezza e rispetto, perché ci metti la cura e la sincerità che spesso non hai incontrato nel tuo percorso. Tu, che a tre anni ha sospeso la manina nell’aria per difendere la tua sorellina appena nata dall’invadenza del sole, e in fondo da allora non l’hai mai tolta.
Ehi tu figlio diciottenne, figlio che oggi consegniamo a un’età quasi adulta, sedendoci appena un po’ più in là per goderci meglio lo spettacolo. Ehi, proprio tu: tanti auguri dal tuo papà.