Del resto eri sempre quel bel mucchietto di passi più avanti, no Giuseppe? T’amminchiavi su un’idea e non la mollavi per giorni, mesi, anni. Il weblog, il Filter, la società digitale, Second Life, l’ebook, l’intelligenza artificiale. Infine la notte buia e tempestosa, la prima che non sei riuscito a condividere, la prima che non hai saputo smontare e rimontare come volevi tu, per poi magari insegnarle con una punta di paternalismo come avrebbe dovuto essere.

Che cosa avrebbe detto stasera Machado, g.g.? Ci sarà pure una citazione di Borges che mi possa prestare le parole, improvvisamente codarde, per descrivere che cosa sei stato, tu che ne avevi una pronta per ogni occasione. Pessoa, il baule pieno di gente: e tu che mettevi l’accento su gente, per dissimulare quanto in realtà a te affascinasse l’idea di poter costruire un baule enormemente più grande di quanto l’uomo avesse mai sognato immaginare. Il prodigio dei tempi che ci è capitato di vivere.

La realtà si è fatta plastilina davanti ai nostri occhi e io ricorderò finché campo le tue mani che impastano idee, software, relazioni, modelli, letteratura, fantascienza, persone, progetti. “Il più diverso” tra i guru, nota bene Enrico. Quello che coi suoi modi aristocratici e compiaciuti – capaci di dare il sangue alla testa a quanti coll’internet dovevano farne tanti, maledetti e subito – riusciva a seminare rivoluzioni nelle persone più imprevedibili.

Lo ha detto così bene Alessandro: “mi ha espanso”. Ti piaceva piacere, ma ti piaceva di più veder “crescere, raccontarsi e capirsi” (per dirla con Giovanni, io direi addirittura “concepirsi”) la comunità intorno a te. Tu che avresti potuto avere fama e successo ovunque, ma hai sempre preferito rimanere nerd nella tua piccola provincia fuori rotta (e il valore di questa scelta lo coglie bene oggi Giovanni).

Un artista dell’inception: quante volte ho pensato di aver partorito un’intuizione luminosa, per poi ritrovarla a distanza di tempo nei tuoi scritti o discorsi antecedenti. “Può essere che io l’abbia detto”, sogghignavi quando autodenunciavo il plagio inconsapevole, “ma tu l’hai consegnato al mondo”. Nei tuoi occhi ho letto competizione, polemica, duello, mai possesso o gelosia. Semmai egocentrico, ma non egoista. Al contrario, una delle persone più sinceramente generose e aperte al prossimo con cui mi sia capitato il privilegio di condividere vita e lavoro.

Cìn, amico mio. Quanti rimpianti per questa notte che tutto l’amore di noi qui oggi affranti non è riuscito almeno a rischiarare un po’. Avrà senz’altro un senso, ma noi come al solito lo capiremo un po’ dopo.

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L’originale sta su Facebook.

Avevo scritto di lui anche nel novembre scorso, nel giorno del suo compleanno.