Nel corso dei due convegni a cui ho preso parte la scorsa settimana ho sentito prima il presidente del polo tecnologico di Pordenone, che è anche amministratore delegato di una società che in zona brilla per innovazione, nonché uno dei fautori del distretto del multimediale su cui intende scommettere in futuro la città in cui vivo, dire che questa cosa delle relazioni in Rete potrà anche essere affascinante, ma che è bene rimanere alle relazioni in carne e ossa, che tutta questa virtualità della Rete non è cosa. Poi un consulente di sistemi informativi per la pubblica amministrazione affermare che è essenziale dividere Internet in due, una parte lasciata a disposizione della libera e prorompente creatività delle persone, ma l’altra necessariamente riservata alle informazioni certificate, affidabili, garantite, se no sono guai. La conclusione che ne traggo la prendo a prestito da Luca De Biase:
[Per chi c’era e fosse interessato, le slide di entrambi i miei interventi sono disponibili su Slideshare. E grazie a Mauro del Pup esiste una registrazione video di quello che ho raccontato a Pordenone martedì scorso.]Ho l’impressione che la consapevolezza di questo rovesciamento delle gerarchie nella circolazione delle idee sia una sorta di nuovo digital divide culturale: c’è un’enormità di persone, ai vertici delle vecchie gerarchie, che non hanno ancora compreso la nuova dinamica e che la ritengono una questione di poco conto.
Roberta Milano
Nov 24, 2008 -
Condivido tutto. E aggiungo la mia esperienza. Ad un convegno dal titolo “Enterprise 2.0” una persona considerata (anche da me, ammetto) autorevole nel settore e che viene data (ufficiosamente) per consulente del rinato progetto Italia.it, ha parlato del turista come di “un portafoglio con le gambe”. Se questa dovesse essere l’impostazione…
sara bragonzi
Nov 24, 2008 -
concordo, in particolare sull’intervento, inquietante, fatto a Milano sulal necessità di controllare la rete. Quando la smetteranno gli over 65 di occuparsi di tecnologie e rete?
alex9475
Nov 24, 2008 -
Sinceramente credo che “tutte” le vecchie gerarchie non capiranno mai le dinamiche che genera il web.
Non ne comprendono le potenzialità perché sono troppo “elastiche e creative” per le loro menti “ingessate e… arcaiche(?)”.
Sto esagerando, ma ci vorrà almeno un’altra generazione per
prendere sul serio le dinamiche del web.
Sergio
Nov 24, 2008 -
@alex9475, tendo a essere d’accordo con te. ma ho l’illusione che chi vuole convincere una città sulla strategicità di investire sulla tecnologia non dovrebbe permettersi di fare affermazioni tanto superficiali sulle relazioni in rete. e così chi diffonde internet nelle pubbliche amministrazioni dovrebbe avere un’idea più completa e contemporanea della rete. non stiamo parlando di dirigenti intervistati in strada, parliamo di persone che guidano il cambiamento e si riempiono la bocca di innovazione. per questo, soprattutto, resto perplesso.