Dan Gillmore scriveva l’altro giorno di come i cittadini che fotografano il fatto di cronaca e lo rilanciano in rete non siano forse giornalisti, ma di certo commettono atti di giornalismo. Sulla stessa falsariga, ieri al convegno di Ustation Roberto Toffolutti suggeriva che forse la rete non ci rende tutti editori, ma permette a tutti di compiere atti editoriali. Nel vivace dibattito americano sull’attentatore suicida che si è lanciato sulla sede di Austin del fisco americano, dibattito che cerca da giorni di decidere se si può chiamare terrorista quello che probabilmente è soltanto un fanatico violento, c’è chi comincia a dire che no, non era un terrorista, ma è innegabile che abbia compiuto atti di terrorismo. Cominciano a mancare le parole per definirci.
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Marketing Park
Mar 4, 2010 -
Parlando di “atti di giornalismo” potrebbe venir voglia a qualcuno di identificarli magari come reati 😀
Son tempi difficili…
Angelo
Mar 12, 2010 -
Questi atti… eufemistici sono figli del sesto comandamento (potenzialmente figli, dunque, alla luce dell’impurità di fondo)!
gianni
Apr 9, 2010 -
Falsariga è una parola sola!
Ciao, Gianni
Sergio
Apr 9, 2010 -
Hai ragione, Gianni. Corretto, grazie.