A poco più di un anno dalla scomparsa, è uscito un volume per ricordare opera, pensieri e ispirazioni di Franco Fileni, sociologo e a lungo docente all’Università di Trieste. Si può leggere integralmente nel sito delle collane di ateneo. C’è anche una mia breve testimonianza.
Gli studi dei docenti sono lunghi lunghi e stretti stretti, nell’edificio centrale dell’Università di Trieste. Franco Fileni il suo ufficio l’aveva trasformato in laboratorio e in aula di lezione, riempiendo ogni spazio lasciato libero dalle scrivanie e dai libri con computer, monitor, stampanti, scanner, webcam e ogni sorta di dispositivo informatico. Alle pareti le riproduzioni di alcune opere di Escher. Negli anni ’80, Fileni aveva sviluppato questa profonda curiosità accademica per i risvolti epistemologici della diffusione dei computer, conscio che la supposta e allora inossidabile divisione tra regno dell’analogico e regno del digitale di per sé non era né sufficiente né in fondo del tutto calzante per spiegare l’impatto di quelle macchine sul pensiero e sulla comunicazione. Né apocalittico né integrato, Franco si interrogava semmai sui confini, sulle terre di mezzo, sulle strutture connettive dove vecchio e nuovo si toccavano dando vita a sintesi inedite da esplorare con la sensibilità dell’antropologo. Bateson davanti al pc.
[continua a leggere questo ricordo o l’intero libro sul sito dell’Università di Trieste]