Eye in the sky, Alan Parson's ProjectAmmetto tre debolezze in un colpo solo. La prima: mi piace assistere alle cerimonie di assegnazione dei premi cinematografici o musicali, dagli Oscar in giù. La seconda: amo le cover, ovvero la rivisitazione da parte di un cantante o gruppo musicale di canzoni appartenenti al repertorio di un altro cantante o gruppo. La terza: adoro la musica acustica, specie se si riduce a esecuzioni per chitarra, pianoforte e voce. Potete, quindi, immaginare i cinque minuti di delizia che ho vissuto ieri sera, durante la bislacca diretta dei David di Donatello, quando Noa ha presentato la sua versione di Eye in the sky degli Alan Parson’s Project accompagnata solo da una chitarra acustica.

Non conosco molto del repertorio di Noa; diciamo pure che mi fermo poco più in là di Life is beautiful, la canzone tratta dalla colonna sonora del film di Benigni. Di conseguenza ignoravo che nell’autunno scorso avesse presentato un nuovo Cd, Now, e che questo contenesse due cover (anche We can work it out dei Beatles).

Trovo Eye in the Sky una canzone bella, ma come molti classici evergreen ha il difetto di suonare ormai terribilmente uguale a se stessa, quasi un luogo comune musicale. C’è poi quest’immagine un po’ spaventosa dell’occhio nel cielo capace di leggere nella mente altrui che, pensandoci bene, mi insegue da vent’anni (la canzone è del 1982). La versione di Noa è meravigliosa: dà nuova vita al testo, ritocca la musica quel tanto che basta a renderla un dolce sottofondo e fa diventare la canzone delicata e intensa. Riascoltata un po’ di volte, sull’onda dell’entusiasmo l’ho subito inserita tra le mie cover preferite.

È in buona compagnia, insieme a – giusto per fare qualche nome: