Ammetto tre debolezze in un colpo solo. La prima: mi piace assistere alle cerimonie di assegnazione dei premi cinematografici o musicali, dagli Oscar in giù. La seconda: amo le cover, ovvero la rivisitazione da parte di un cantante o gruppo musicale di canzoni appartenenti al repertorio di un altro cantante o gruppo. La terza: adoro la musica acustica, specie se si riduce a esecuzioni per chitarra, pianoforte e voce. Potete, quindi, immaginare i cinque minuti di delizia che ho vissuto ieri sera, durante la bislacca diretta dei David di Donatello, quando Noa ha presentato la sua versione di Eye in the sky degli Alan Parson’s Project accompagnata solo da una chitarra acustica.
Non conosco molto del repertorio di Noa; diciamo pure che mi fermo poco più in là di Life is beautiful, la canzone tratta dalla colonna sonora del film di Benigni. Di conseguenza ignoravo che nell’autunno scorso avesse presentato un nuovo Cd, Now, e che questo contenesse due cover (anche We can work it out dei Beatles).
Trovo Eye in the Sky una canzone bella, ma come molti classici evergreen ha il difetto di suonare ormai terribilmente uguale a se stessa, quasi un luogo comune musicale. C’è poi quest’immagine un po’ spaventosa dell’occhio nel cielo capace di leggere nella mente altrui che, pensandoci bene, mi insegue da vent’anni (la canzone è del 1982). La versione di Noa è meravigliosa: dà nuova vita al testo, ritocca la musica quel tanto che basta a renderla un dolce sottofondo e fa diventare la canzone delicata e intensa. Riascoltata un po’ di volte, sull’onda dell’entusiasmo l’ho subito inserita tra le mie cover preferite.
È in buona compagnia, insieme a – giusto per fare qualche nome:
- Don’t think twice, it’s all right
di Bob Dylan (musica trad.), cantata da Joan Baez con le Indigo Girls - Losing my religion
dei Rem, cantata da Tori Amos
(live, nessuna indicazione discografica nota) - Home of the rising sun
(trad.), cantata da Tracy Chapman
(in T. Chapman, Telling Stories, 2001 – versione speciale con disco live) - The beggar
di Fabrizio De André (A pittima), cantata da Allan Taylor
(nessuna indicazione discografica nota) - Somewhere over the Rainbow
(Il mago di Oz), cantata da Israel Kamakawiwo’ole
(Israel Kamakawiwo’ole, Facing Future, 1993) - Dal fronte non è più tornato
di Vladimir Vysotskij, cantata da Eugenio Finardi
(in Club Tenco, Il volo di Volodjia, 1993) - 4+20
di Stephen Stills, cantata da Eugenio Finardi
(in E. Finardi, Acustica, 1993) - Insieme a te non ci sto più
di Caterina Caselli (Conte,Pallavicini,Virano), cantata da Ornella Vanoni
(in O. Vanoni, E poi… la tua bocca da baciare, 2001) - Estate
di Bruno Martino, cantata dai La Crus
(in La Crus, Crocevia, 2001) - L’illogica allegria
di Giorgio Gaber, cantata dai La Crus con Samuele Bersani
(in La Crus, Crocevia, 2001)