Per professione e per predisposizione storica, sarei certo curioso di provare al più presto Windows Vista. Non ero ieri a Milano all’anteprima blogger, nonostante il cortese invito degli organizzatori, ma ricordo comunque una prova sul campo a Smau 2005 su una versione ancora incompleta del nuovo sistema operativo di Microsoft.
Usare intensivamente il computer e Internet comporta una sorta di eccitazione scontata per le novità: nuove versioni, nuovi programmi, nuovo hardware; l’apoteosi del rinnovamento continuo. L’evoluzione è rapida e incide profondamente sull’immaginario di chi fa cose in Rete. Dunque un lato di me scalpita, si chiede se il mio pc sia ancora abbastanza potente e se quella formattazione del disco fisso che attende da tempo non valga la pena di farla coincidere con un bell’aggiornamento generale. E certo, una volta installato Vista, che fai ti tieni Office vecchio? Giusto il costo mi tiene a freno, se devo essere sincero.
Poi c’è un’altra parte di me che da qualche giorno si sta interessando a Ubuntu, distribuzione Linux che strizza l’occhio anche ai meno fanatici di quel mondo. Aggiornamenti ricorrenti, una vasta comunità di supporto, buone pratiche ormai consolidate – e, perché no, il bel vantaggio della gratuità e delle licenze che ti incitano a fare senza troppi crucci. Mi incuriosirebbe aprirmi di più e meglio a quello che sarebbe il mio terzo sistema operativo, posto che sulla mia scrivania Windows e Macintosh già convivono allegramente. Un tempo Linux richiedeva uno studio che non ero pronto a dedicargli, oggi invece soltanto la pazienza di identificare da capo i programmi giusti per fare quello che già faccio in ambiente Windows. Forse non meglio, ma non certo peggio – e con un dispendio inferiore di risorse.
Ma il punto è un altro. Mi chiedo se quest’ultima strada non meriti di essere percorsa a priori, come scelta ecologica e come logica conseguenza delle letture, dei ragionamenti e delle sensibilità maturate negli ultimi tempi. Con le auto mi viene più facile: avverto sempre più come un peso usare l’automobile quando non è strettamente necessario; cerco di preferire i mezzi pubblici o i piedi tutte le volte che mi è possibile; non provo alcuna attrazione per auto dal design evoluto e dalla potenza superiore a ogni ragionevole necessità. Non guiderei mai una Ferrari, insomma. Non mi attira neanche, se devo dirla tutta, la Ferrari.
Ora: posto che Vista si presenta molto bene e posto che da Windows 3.1 finora non me ne sono perso uno di aggiornamento, quanto mi sento in coscienza di avallare un sistema operativo che richiede un enorme dispendio di risorse a prevalente scopo di sollazzo per gli occhi e poco più? Quanto mi sono necessarie le nuove funzionalità nella mia produttività personale e professionale? Come in tutte le cose di questo mondo, non varrebbe la pena di accontentarsi di qualcosa meno e non gonfiare l’economia per semplice goduria privata? Quale costo sociale ha, in un mondo già afflitto da un pesante divario digitale in fatto di strumenti e di opportunità, il balzo in avanti in fatto di requisiti di sistema imposto dalla nuova versione del sistema operativo leader? E per contro: non è proprio bello da concepire un sistema creato spontaneamente da tante persone e messo liberamente a disposizione di tante altre persone? Non è, a modo suo, il coronamento di tante idee che andiamo raccogliendo da qualche anno anche riguardo alle cose di Rete?
Quando penso alla corsa paranoica alla chiusura che abbiamo di nuovo sotto gli occhi – nei prodotti culturali, negli standard commerciali, perfino nei meravigliosi aggeggi di Apple (a cui non sei libero di cambiare nemmeno la batteria), per non parlare della fioritura di applicazioni sociali posticce adottate a semplice scopo di marketing così come nel 2000 si rincorrevano le comunità virtuali, mi chiedo: ma io non sto andando esattamente nella direzione opposta? Quello che dico e scrivo da diverso tempo non è l’esatto contrario di un sistema proprietario? Da che parte voglio stare? Scegliere il mio prossimo sistema operativo potrebbe essere un buon inizio per capirlo.
Solstizio
Gen 31, 2007 -
Vai per Ubuntu.
Affranchiamoci.
Una delle cose peggiori per il 2007, ho letto, non sarebbe quella di non andare verso Linux, ma non andarci proprio nel momento in cui sarebbe semplice e conveniente farlo.
Sono messo come te: win3.1 e via avanti.
Però negli ultimi due anni ho fatto creare reti LTSP con Ubuntu in molte aule ed edifici scolastici.. Codroipo, Palazzolo, Tolmezzo, San Daniele, fra un po’ Maniago. Nessun problema.
Se ti diletti anche di multimedia, tra poco uscirà Ubuntu Studio, forse la prima vera volta che Linux cerca di andare incontro a quelli che fanno audio e video in maniera seria.
Matteo
Gen 31, 2007 -
Quello di cui tu parli si può definire “disease mongering” informatico.
Ci viene creato artificiosamente un bisogno e quindi poi compriamo, annullando in un momento (o per un momento, ma in effetti non cambia granchè) la nostra ragione critica.
Il disease mongering è la frontiera più subdola del mercato, tant’è che nasce in ambito medico-farmaceutico.
A livello etico mi pongo la stessa domanda ogni giorno che mi trovo a dover pianificare o proporre una campagna di mktg non convenzionale.
La differenza la fanno i contenuti e la qualità di ciò che è oggetto delle tue scelte e delle tue attenzioni, ovviamente.
Per quel che riguarda i sistemi operativi credo che Vista potrebbe essere l’occasione per passare a una distribuzione Linux.
Il mio boss, che di queste cose s’intende, è entusiasta dell’ultima SUSE (prima usava proprio Ubuntu, che appunto ha un ottimo marketing). Di lui mi fido.
Bel post, Sergio.
» Ecologia 2.0 » Totanus.net » Blog Archive
Gen 31, 2007 -
[…] Sergio scrive un gran bel post e parla tra le altre cose di un tema a me caro, il disease mongering (definizione in italiano) senza citarlo. Tornerò sull’argomento, anche perchè era in una slide della mia presentazione andata deserta (e annullata) al barcamp di Torino (grrrr). […]
Suzukimaruti
Gen 31, 2007 -
La domanda che ti poni non è banale, anzi è facile estenderla alla vita tutta. Ovvero: quanto siamo disposti a fare per poter vivere secondo la nostra personale “ecologia” (in senso lato)?
Faccio un esempio extra-informatico. Credo che tutti siamo contro lo sfruttamento del lavoro minorile da parte delle multinazionali. Bene, quanti nella realtà boicottano la Nike, la Apple (ricordate il lager chiamato iPod-City?), la Puma, la Adidas, la Nestlè e tutte le marche che fanno porcherie simili?
La risposta è che molti (io incluso) condannano a parole, ma nei fatti ci è materialmente difficile essere coerenti con quello che pensiamo. Cioè, se devo vivere seguendo alla lettera le logiche stringenti della mia etica, cosa mangio? E come mi vesto? E cosa cavolo compro? Insomma, le botteghe di commercio equo e solidale non vendono le scarpe da ginnastica, per dire…
Il problema è tutto qui (e tra l’altro fu affrontato nientemeno che da Carlo Marx, che si chiedeva come vivere in un sistema contestandone eticamente i presupposti).
Insomma, la coerenza di principi ha un prezzo, che può essere il fastidio di dover aspettare il pullman perché non si vuole inquinare con la propria automobile, ma può essere anche il complesso di problemi di salute che porta l’essere vegani. Dipende dai casi.
Ecco, io considero la sfida “etica” sul sistema operativo dei computer una battaglia di estrema retroguardia, una minuzia capziosa che va bene per i forum di Punto Informatico.
Cioè, tra tutti i temi su cui vale la pena fare uno sforzo etico, usare un sistema operativo “buono” mi sembra tra i più comicamente trascurabili.
Tanto per non citare i classici, oltre all’utilità bisogna interrogarsi sull’efficacia delle battaglie che si decide di fare. Un po’ di sano pragmatismo a fronte di tanto avventurismo paraideologico che vizia il Web.
Non a caso Lenin si interrogava sul ruolo delle avanguardie.
Cosa distingue un’avanguardia da un’èlite? E cosa distingue entrambe dalla temibile locuzione “quattro sfigati”?
Ecco, nonostante abbia una storia informatica personale in cui ho perso conto dei sistemi operativi utilizzati a fondo per piacere e per lavoro (ho fatto il sistemista per anni, per di più in ambito finanziario, perso tra OS/2 e AS/400), ho sempre pensato che ci siano modi più efficaci, intelligenti e utili di migliorare il mondo, piuttosto che scegliere un sistema operativo “buono”.
Ma non solo. Mi sono convinto che la (ristretta) comunità di utenti di Linux e soci non è un’avanguardia, cioè non è il gruppo di pochi in grado di evangelizzare e dare coscienza ai molti. E non è certo (solo) un problema di qualità delle persone, ma è un problema strutturale del prodotto: per quanto sia facile da installarsi in alcune sue distro, Linux continua ad essere un prodotto nerd-oriented, riservato agli smanettoni e che non dà vantaggi materiali apprezzabili (salvo meno ansia in caso di perquisizioni della SIAE) rispetto ai prodotti “chiusi”.
Lo dico da utente di Ubuntu: la buona volontà di tanti sviluppatori open source non può certo combattere l’autoreferenzialità degli informatici e l’enorme difficoltà che c’è nel fare un prodotto credibile e veramente mirato al (e a misura del) mercato di massa.
Quindi perché usare Linux?
Non certo per migliorare il mondo, perché sarebbe una miglioria irrilevante (meglio un’ora di volontariato che un’ora a cercare un driver che faccia funzionare la scheda audio su SUSE).
Non certo per migliorare il mercato, perché l’incidenza è trascurabile e – ho l’impressione – che Linux e soci abbiano quasi raggiunto, così come sono, il tetto massimo di utenti potenziali.
Finisce che uno lo fa per “sentirsi a posto con se stesso”, ma allora è una scelta edonistica, tanto vale andare in chiesa, darsi allo yoga o diventare buddisti. L’auto-ecologia lava le coscienze.
Capisco che Linux sia usato e amato dagli informatici di professione, dagli smanettoni, dai programmatori, dai sistemisti. Non a caso dove aveva mercato si è diffuso a macchia d’olio: la maggior parte dei server presenti in Rete è basata su Linux, segno che quando il prodotto è buono il “popolo” capisce.
E’ un ottimo strumento “aperto”, ci mancherebbe, ma pragmaticamente non vedo l’utilità di adottarlo per l’everyday life e per la produttività personale, se non la voglia di sentirsi “diversi”.
Anzi finiresti di metterti nei casini, impiegare più tempo a fare cose che altrove dai per scontate, passare tempo a cercare prodotti gratuiti ma spesso incompleti o fallaci(ricordi il tasso di mortalità dei programmi su Sourceforge, vero? Una strage), faticare ad installare l’hardware, trovarti impossibilitato a fare molte cose, ecc.
Sta a te scegliere se il beneficio etico (totalmente autopoietico) di usare Linux valga la fatica che comporta, i problemi lavorativi di compatibilità software, ecc.
Personalmente ho scelto di esercitare la mia tensione al “buono & giusto” con pratiche più rilevanti, tutte extra-informatiche.
Il mio consiglio. Se proprio hai voglia di provare Linux (cosa che consiglio a tutti: oltre ad un portatile con dual-boot XP-Ubuntu, ho un NSLU2 con sopra Linux http://www.nslu2-linux.org che mi fa da media server e presto da client BitTorrent: ecco un caso di utilità percepibile :-)), prendi un vecchio computer, ci metti sopra il tuo derivato di Linux preferito e ci giochi un po’.
Oppure ti fai un bel dual-boot sul tuo pc (basta che abbia un disco sufficientemente capiente).
Sergio Maistrello
Gen 31, 2007 -
Suz, le mie posizioni di partenza assomigliano molto alle tue. Anche sul ruolo di Linux, seppure sarei appena meno drastico sulle prospettive (c’è sempre stato molto scetticismo sulle dimensioni della nicchia, eppure la nicchia continua a crescere). Detto questo, oggi non sono più convinto che le piccole scelte individuali non abbiano un peso collettivo, né che esistano settori in cui vale la pena e settori in cui non vale la pena scendere a (troppi) patti. Il tutto detto senza integralismi, moralismi o retroguardie. Nè tantomeno autolavaggi o speranze di cambiare il mondo con un sistama operativo. 🙂
Io – da utente, che poi per mestiere non mi posso certo permettere di non conoscere e approfondire Vista dal vivo (nè Ubuntu, né Suse eccetera) – non sono sicuro di condividere del tutto la scelta di Microsoft di fare un sistema operativo “sborone”, per quanto molto bello, in un mondo che per dare maggiori opportunità a tutti si potrebbe benissimo accontentare di qualcosa di meno. Con buona pace del mercato di massa, che giudica e impera. Questo inficia la mia esperienza d’uso, guastandola un po’. Tutto qui, ci sto ragionando sopra.
Solstizio
Gen 31, 2007 -
Ma forse non è nemmeno questione di scelte individuali.
Quello che vorrei sarebbe l’instaurarsi di una “moda”, un’onda, una propagazione (per talea) di un’idea: Windows non è il centro dell’informatica. Un fenomeno sociale, di gruppo.
E i cambiamenti sociali passano per quella “cinghia di trasmissione” che sono i piccoli gruppi, come ad esempio la community dei blogger.
Vorrei avvenisse come con Firefox, e tutti i blogger e gli opinion leader mettessero su un bannerino con scritto “Spread Ubuntu”.
Nascerebbero movimenti collettivi: professionisti ITC che orgogliosamente aprono in riunione il portatile con dentro Linux, ragazzini che doposcuola dànno una sistemata ad un driver per un pezzo di hardware restio a farsi rilevare, lo diffondono, poi producono.
La produzione di oggetti tra l’altro è su web (2.0) per l’80% delle persone, per l’80% delle cose che devono fare.
Dico: se Ubuntu avesse 4 volte (non chiedo tanto) gli utilizzatori che ha adesso, di qui a luglio avremmo per le mani tutti i driver che ci servono quando servono, semplicità di installazione del software, distro a-prova-di-stupido, il TG alla tv che parla dell’ultima release, e soprattutto comincerebbe a diffondersi, mio obiettivo di questi interventi, l’idea che appunto Windows non è così centrale per la vita del pianeta (a quei prezzi, con quelle richieste).
chico
Gen 31, 2007 -
Grazie del bel post, è molto vicino a quello che sento e ai motivi per cui ormai uso quasi esclusivamente linux e tento di non usare l’hw fino a che non ne può più.
Credo che riflettere da un punto di vista etico sui nostri consumi informatici, sia quello che davvero ancora manca per essere dei consapevoli “cittadini digitali”, come si potrebbe secondo te far partire una dialogo su questo che produca dei frutti?
Chico was here
Gen 31, 2007 -
A proposito di Vista…
Potevo sottrami al dover commentare l’arrivo di Windows Vista?Ovviamente no, ma nel mio aggregatore stamani ho trovato tre storie che riassumono tutte le mie perplessità su Vista e sul software propietario…Sergio Maistrello e Paolo Attivissimo espon…
Federico Fasce
Gen 31, 2007 -
Che dire. Sono d’accordissimo. Soprattutto sulle preoccupazioni riguardo alla crescente chiusura nel mondo dell’informatica. Anche se ancora non riesco a capire quanto Vista sia chiuso sulla faccenda dei DRM e dei file scaricati dalla rete. Certo che quando guardo i prezzi delle varie versioni (alle quali dovrei aggiungere i soldi per un pc nuovo) la voglia di upgrade scende sottozero.
Bella la storia del disease mongering di Totanus.
randomaccesslife
Gen 31, 2007 -
il dilemma di sempre
…una discussione interessante, che però mi sembra prescinda dal fatto che spesso la scelta è obbligata dai software che si utilizzano nel lavoro.
E noto, finalmente, i segni di una difficoltà a sostenere il serpente informatico…
Dario Salvelli
Gen 31, 2007 -
Sono delle legittime domande Sergio: credo che questo concetto di “ecologia” possa essere applicato anche a tanti altri settori,rami della nostra vita quotidiana.
Provare Ubuntu o una distribuzione Linux è sempre più facile e dovrebbe essere possibile a tutti: richiedi pure i live cd,te li inviano loro a casa in maniera gratuita. Non è già solo questo un modo di aprirsi al confronto ?
Tra MSFT ed Apple la lotta alla costruzione di uno standard chiuso è ormai aperta e conclamata,senza esclusione di colpi: per questo a mio avviso è stato importante la fusione in una sola comunità delle associazioni nella Linux Fondation.
Esercitare il proprio diritto di scelta ma soprattutto ottimizzare ciò che già si ha a disposizione,per plasmarlo in funzione delle proprie esigenze; mi pare questa la sfida più importante nel futuro.
Mauro
Gen 31, 2007 -
Eccolo li’. Guarda che non era difficile neanche con il suse 6 che ti regalai quando eri piccolo :-). Che dirti: nella mia facolta’ i segretari usano un dual core da non so quanti GHz per battere le lettere. Con Vista cosa si compreranno? Un cluster della NASA? Tanto li pagate anche voi, cari lettori del Maistrello-blog. Che si fara’ negli enti pubblici ora che c’e’ Vista? Ma che diamine! Si cambieranno i PC perche’ “ormai questi sono obsoleti!! non ci gira NEANCHE Vista!”.
Non direi “ecologia”, direi “sano risparmio”!
ciaoooo
Mauro
pietroizzo
Gen 31, 2007 -
Post incredibilmente vero ed interessante, con tanto di commenti di buon approfondimento. E cosa potrei chiedere di più per concludere la mia giornata lavorativa? In sintesi sono d’accordo con te, e comunque come hai anche sottolineato non è che possiamo prescindere dal conoscere più o meno tutti i sistemi. Anche io metto Ubuntu sul portatile. Poi magari non è che lo uso molto, confesso… Perché è anche questione di tempo e voglia che hai di dedicarti a questo quando la vita ti trascina qua e là su altri lidi. Però ci provo. Come dice Suz, vivere secono di propri principi costa (a volte) troppo. Quello che mi sconforta (e che condivido più di tutti) è il commento di Mauro. Io posso verosimilmente installare Ubuntu a casa. Posso (meno verosimile ma possibile) cominciare ad usare SOLO Ubuntu. Ma sul posto di lavoro, la frase inesorabile sarà “Cambiamo i PC perché ormai questi sono obsoleti!! non ci gira NEANCHE Vista!… Grande verità della PA 😛
Spinoza » Blog Archive » links for 2007-02-01
Feb 1, 2007 -
[…] Verso un’ecologia del sistema operativo › Sergio Maistrello Bell’articolo di Sergio Maistrello sull’etica della scelta di un sistema operativo (tags: vista ubuntu windows apple mac osx) […]
claudio
Feb 1, 2007 -
Ottimo spunto.
Anch’io non mi sono perso un’aggiornamento dai tempi di win 3.1, ma questo Vista proprio non mi attira.
Avrei bisogno di una macchina potente per farci girare qualcosa che di innovativo non ha nulla se non le restrizioni ancora più forzate.
Ho un portatile vecchio di 4 anni che fa il suo lavoro alla perfezione con Xp, e che va alla grandissima con Ubuntu.
Il problema è proprio l’utente medio, che comprerà il pc nuovo per installarci vista e per fare le stesse identiche cose che faceva anche con windows 95… mah.
DestraLab » Blog Archive » Links for Windows Vista
Feb 2, 2007 -
[…] Sergio Maistrello Verso un’ecologia del sistema operativo […]
l’esorciccio
Feb 4, 2007 -
non sono d’accordo con suzukimaruti che il problema sia irrilevante, e che nel nostro piccolo non possiamo fare niente di importante scegliendo un sistema operativo piuttosto che un altro. e non credo sia d’accordo neanche microsoft, visto che ha invitato lui e altri blogger per mostrargli il proprio.
come dice giustamente mauro, piuttosto, migliaia (miloni?) di pc (soprattutto negli enti pubblici) che normalmente servono a far girare word o altri programmi che non richiedono la potenza di un cray, saranno sostituiti perchè considerati obsoleti perchè non supportano vista.
ma mentre microsoft ci agita davanti agli occhi qualche finestrella trasparente, gli smanettoni, i nerd, insomma gli sfigati creano delle distribuzioni linux che sono in grado di girare su macchine datate, con tanto di ambienti grafici: ci verrà il dubbio che un vecchio pentium è ancora adeguato per scrivere lettere e giocare a solitario?
questo fa la comunità di sviluppatori linux: lavora da anni per rendere quel sistema sempre più facilmente fruibile alle masse. non solo a chi non è smanettone, ma anche a chi non può permettersi un pc nuovo, o che non vuole – perchè non ne ha la necessità, perchè è uno spreco, perchè è antiecologico.
quello che non fanno, forse, è “evangelizzare”, almeno quanto fa microsoft. questo dovremmo farlo noi (tutti), parlandone sui blog, regalando i livecd agli amici, consigliando di installare linux ogni volta che ci rivolgono la domanda “non mi funziona x su windows, cosa devo fare?”.
perchè? perchè forse così tra 3 o 4 anni non ci sarà l’ennesimo inutilissimo upgrade dei pc di tutte le segretarie del pianeta (senza offesa per le segretarie).
Ho provato Vista (e sono tornato a XP) Sergio Maistrello
Feb 13, 2007 -
[…] Ma il livello di innovazione percepibile da un utente più o meno evoluto non mi ha strappato affatto quel “wow!” che promette il marketing di Microsoft. In quanto a evoluzioni sostanziali Vista riproduce il solito schema consolidato, che si ripete per lo meno da Windows 95 in poi: dare una ripulita al sistema operativo preesistente, sistemare alcuni difetti cronici e riverniciare il tutto con vernici più moderne. Vista raggiunge il Mac per efficacia e semplicità di alcune singole operazioni (ma non necessariamente quelle determinanti nell’uso quotidiano), ma del Mac non ha ancora quella coerenza globale nell’esperienza d’uso. Se tutto ciò vale il costo al quale il nuovo software è stato messo in commercio, ma soprattutto se questo giustifichi i nuovi standard operativi richiesti in fatto di hardware, ognuno valuti da sé. Secondo me no, e restano – rinvigorite, se possibile – tutte le perplessità ecologiche che raccontavo qualche giorno fa. […]
fabio
Feb 13, 2007 -
Hai creato un titolo bellissimo, talmente bello che ho copiato e incollato il testo in word e me lo leggo con calma quando rientro a casa in tram.
In effetti ci vorrebbe un plugin per convertire in automatico i post in PDF, sai per post così lunghi è un pò scomodo leggirli su schermo.
Da che parte voglio stare? | Il blog nella didattica
Ago 19, 2011 -
[…] Verso un’ecologia del sistema operativo – Sergio Maistrello :: Quanto siamo disposti a fare per poter vivere secondo la nostra […]