Rubo il titolo a Paolo, che ha condiviso con me una felice mattina di fine estate a Pordenonelegge.it. L’incontro che, col prestesto del libro, voleva parlare di opportunità in Internet per città e cittadini è stato soprendentemente intenso e decisamente piacevole. Come quasi sempre accade in questi casi, la differenza non la fa chi sta sul palco, ma chi ascolta. E poche volte mi è capitato un pubblico così attento, non facile all’entusiasmo, ma pronto a capire e a discutere. Sono piacevolmente sorpreso che questo sia accaduto nella mia città e nella cornice di quell’evento bibliofilo e tecnologicamente timido che per tante edizioni mi ha visto seduto nella platea delle stesse sale.
Difficile riportare tutto quello che è stato detto. Anche perché molto aveva a che fare con i progetti che il Comune di Pordenone sta cercando di realizzare nella parte abitata della Rete (rete WiFi gratuita e social networking, benedetti e finanziati dalla giunta Illy – di questo riparleremo, prima o poi). Ma due passaggi mi sono rimasti bene impressi.
Il primo è stata la risposta oltremodo franca che l’assessore comunale Gianni Zanolin, nostro ospite e motore della locale e-democracy, ha riservato a chi gli chiedeva del destino dei partiti in questo nuovo scenario internettoso e partecipato. Non hanno molto futuro, ha detto a titolo del tutto personale, e non tanto perché si voglia rinnegare la rappresentanza nelle sue manifestazioni tradizionali, ma perché la rappresentanza sta assumendo forme e tempi e interazioni del tutto nuove. Come a dire: non puoi più vivere cinque anni del voto di un momento, è necessario condividere le scelte più importanti, così come è possibile negoziare giorno per giorno la distribuzione delle responsabilità.
A volte, sulla via dell’innovazione digitale, quel che aspetti di sentir dire ai vertici istituzionali nazionali succede invece di ascoltarlo nell’assessorato sotto casa.
Il secondo passaggio è stato l’intervento con cui una persona del pubblico ha, inconsapevolmente, tirato le conclusioni di quanto andavamo dicendo da un paio d’ore. E, su per giù, suonava così: dunque qui stiamo parlando di responsabilità. Finora potevamo addurre alibi per la nostra inattività, per il nostro lasciare che le cose andassero come andavano. Oggi no, abbiamo l’occasione e abbiamo lo strumento. Abbiamo la responsabilità – come prima, ma senza più alcuna scusa – del modo in cui vanno le cose.
Non c’era molto altro da aggiungere, no?
dree
Set 24, 2007 -
oggi su ILfurlanist cito un articolo sull’argomento «internet gratis a Pordenone» che mi pare un po’ incasinato: si parla di wireless ma anche che poserebbero fibra ottica… non mi ci raccapezzo. Ne sai di più (o ne sai meglio?)
Sergio Maistrello
Set 24, 2007 -
fibra per unire le sedi comunali (progetto preesistente) e fibra per fornire collegamento alla/alle dorsali cittadine necessarie al progetto. quindi hotspot su pali della luce o altro genere di impianti pubblici per diffondere il segnale wireless e tutt’al più hyperlan per le periferie a bassa densità di popolazione.
dree
Set 27, 2007 -
un paio di dubbi: che cippa vuol dire hotspot e l’ancor più inquietante hyperlan. Hotspot mi dà l’idea di pubblicitario, vabbè, cosa di tutti i giorni… comunque più o meno si capisce… ma hyperlan sembra proprio un cyborg cattivo venuto da altri mondi per distruggerci 😉
Sergio Maistrello
Set 28, 2007 -
dree, questa la sapeva anche google 🙂
hotspot: punti di accesso wifi che permettono l’accesso senza fili. sono quegli aggeggi che in fiere, aeroporti o, per l’appunto, città ti permettono di collegarti a internet col portatile o col palmare, senza attaccarti al telefono, al cellulare o a una rete locale. nella migliore delle ipotesi, coprono a stento un raggio di un km.
hyperlan: è una tecnologia senza fili più potente (può coprire decine di km), ma richiede hardware più complesso (un’antenna che riceva il segnale) e non di serie su pc e portatili. è molto usato per far arrivare internet in zone scarsamente popolate, dove stendere fibra o portare l’adsl è troppo oneroso e non redditizio.
detto ciò, concordo sui nomi. 🙂
La responsabilità della rete che frega i furbetti « Il blog dell’Indipendente
Ott 1, 2007 -
[…] …Il secondo passaggio è stato l’intervento con cui una persona del pubblico ha, inconsapevolmente, tirato le conclusioni di quanto andavamo dicendo da un paio d’ore. E, su per giù, suonava così: dunque qui stiamo parlando di responsabilità. Finora potevamo addurre alibi per la nostra inattività, per il nostro lasciare che le cose andassero come andavano. Oggi no, abbiamo l’occasione e abbiamo lo strumento. Abbiamo la responsabilità – come prima, ma senza più alcuna scusa – del modo in cui vanno le cose. [via SergioMaistrello.it] […]