Non so lì da voi, ma nella mia città i gelatai, per lo meno quelli artigianali d’un tempo, stanno chiudendo con frequenza allarmante. Le gelaterie, molto più che i bar o le pasticcerie. Resistono a malapena quelle in posizione eccezionalmente strategica, quelle che hanno ancora molto entusiasmo da investire, quelle che per dimensione industriale possono vantare economie di scala, quelle che alla qualità hanno saputo affiancare importanti investimenti in marketing. Le mezze vie, ovvero quelle non abbastanza grandi, non abbastanza centrali, non abbastanza giovani, non abbastanza originali, prima o poi mollano. Ho provato a chiedere il perché. La risposta che ho raccolto è: colpa del telefonino. In una manciata d’anni si è volatilizzata la clientela dei ragazzini, fu zoccolo duro di questo segmento. Qualcuno perché preferisce andare a bere al pub, d’accordo. Ma gli altri perché investono gran parte della paghetta settimanale in ricariche telefoniche, e tanti saluti al cono. E magari questa come analisi di mercato lascia un po’ a desiderare e non la dice tutta, ma a me il vaso comunicante gelato-telefonino, nel suo piccolo, ha aperto un mondo.
Il blog di Sergio Maistrello dal 2003
Settembre
29
2008
Evoluzione dei consumi tribali
- LOCATED IN Dico la mia
7 commenti
Lascia un commento
Partita Iva 01537680934 • Trasparenza • Privacy Policy • Licenza contenuti: Creative Commons BY-NC-SA • Per comunicazioni: sm@sergiomaistrello.it
massimo cavazzini
Set 29, 2008 -
A me sa tanto di ‘si stava meglio quando si stava peggio’… cambia la società, cambiano i costumi, e cambiano i consumi. Se vogliamo entrare nel mood ‘una volta qui era tutta campagna’, noi non spendevamo 40 euro per boxer con scritta “CK” da portare sopra i pantaloni a vita bassa… e così via. Insomma, dare la colpa al cellulare mi pare una semplificazione troppo estrema.
Francesco_84
Set 29, 2008 -
Massimo, secondo me nel suo commento sergio non ha detto le cose che tu sostieni egli abbia detto. Credo volesse semplicemente mettere in risalto attraverso un esempio brillante come i consumi mutano a livello generazionale, dunque niente a che fare con “si atava meglio quando si stava peggio”.
Tambu
Set 29, 2008 -
a Genova mi pare proprio di no. Anzi, azzarderei che, almeno in centro, la tendenza è invertita!
24 fotogrammi
Set 30, 2008 -
l’antropologia sociale non è una scienza esatta tuttavia è il termometro più sensibile che abbiamo per misurare i mutamenti degli usi e dei costumi. Non so quanto la percezione della chiusura delle gelaterie di Pordenone sia dettata dalla tua “sensibilità al gelato” 🙂 ma anche a me apre un varco l’idea di un un legame tra tra loro.
E mi chiedo: non è che, subodorando miglior business, il gelataio chiude il bancone del fior di latte e apre il negozio dei telefonini e delle ricariche? 😉
luciano bubbola
Set 30, 2008 -
Una volta la gelateria, l’oratorio, la piazzetta erano luoghi di ritrovo e di dialogo; ora ci sono i ‘non-luoghi’: centri commerciali e multisale fuori città e vicini ad autostrade…
Il mio non è l’elogio del buon tempo antico, ma la constatazione che il ‘mercato’ detta le sue ferree leggi nell’economia e nelle più elementari relazioni sociali.
Life is now! Ma dove?
Saluti
Luciano Bubbola
p.s. Proviamo anche a chiederci a chi giova (l’antico ‘cui prodest’) tutto ciò? Forse ai politici che ci vogliono più consumatori e meno cittadini critici e responsabili?
gluca
Ott 1, 2008 -
@24: che sia piu’ conveniente una rivendita di cellulari rispetto a una gelateria è tutto da verificare.
Nella mia esperienza, due gelaterie che fanno gelato anche da asporto (al kg!) vanno molto bene e meglio dei bar ‘generalisti’, per capirci.
Pero’ è vero che il cono è diventato solo da ‘famiglie’
24fotogrammi
Ott 2, 2008 -
gluca, la mia era una battuta:) so che i negozi di telefonia non hanno questi grossi ricarichi. Del resto anche nella mia esperienza personale le gelaterie continuano ad esistere vive e vegete!