Ehi tu, figlio quattordicenne.

Proprio tu che fingi di vivere in una bolla autarchica di cui ti sei nominato imperatore assoluto e giudice supremo. Che respingi consigli e inviti vieppiù energici da parte di mamma e papà, ma con l’ironia e col sorriso, perché se la guerra dev’essere guerra purtuttavia l’eleganza dev’essere eleganza. Che violi ogni tanto la nostra trincea per nostalgia delle coccole d’un tempo, ma anche perché le battaglie di posizione alla lunga sfiancano e hai capito che i genitori indulgono nel doppio gioco. Che giochi al bastone e alla carota con la tua sorellina, per nascondere l’imbarazzo di una complicità immatura ma profonda.

Tu unico alla ricerca dell’omologazione oppure omologato alla ricerca dell’unicità, vai a sapere. Che ti accontenti di possedere interessi, affetti, possibilità, senza avvertire necessariamente l’obbligo di coltivarli e inseguirli e addomesticarli. Che dimostri di essere dotato di antenne per decifrare quel che gli interstizi delle relazioni tendono a trattenere, ma hai intuito quanta fatica possano costare e a volte provi a far finta di niente e vedere se ti dice bene lo stesso.

Tu, che al mondo per ora chiedi solo un po’ fiducia e qualche scintilla in grado di accendere la tua prossima passione, ma hai scoperto che gli adulti possono anche deludere. Che attendi l’inizio di un nuovo ciclo di esperienze e di comunità sperando si riveli clemente con la tua pigrizia e generoso con la tua immaginazione, onorando intanto con rilassato sbraco ogni scampolo di libertà residua.

Tu, che non hai paura di esplorare il mondo là fuori. E diventi perfino migliore quando lo esplori da solo. E torni entusiasta, motivato, pronto a ribaltare il tuo mondo. Almeno finché i tuoi occhi non incontrano lo schermo del telefonino. Tu che divori storie di fantascienza fino a tarda notte, sperimentando sulla tua pelle la potenza della scrittura e l’energia di un libro. Tu che hai capito quale meraviglioso passepartout possano essere le lingue e ci hai preso gusto, anche perché ti permette di fare la ruota come un pavone di fronte agli amici e recitare una parte tutta tua che ti fa vincere ogni timidezza.

Tu, proprio tu, che nemmeno immagini ancora il meglio che deve venire: tanti auguri dal tuo papà.