Sotto elezioni rispondo in media a un sondaggio alla settimana. Detesto chi estrae a sorte il telefono di casa, mentre non mi dispiacciono affatto le comunità online degli istituti di rilevazione (Swg, per esempio, ne ha una): ti mandano un link discreto via email, se vuoi rispondi sennò amici come prima. Prendo molto seriamente questo compito, nonostante una certa ritrosia nel vedere i numeri aggregati eletti malamente a opinione pubblica.
Mi pare, però, che coi sondaggi elettorali ora si stia davvero esagerando: non ce l’ho con i sondaggisti, ce l’ho con partiti e giornali. Se quei numeri devono essere strillati, calpestati e strumentalizzati in modo così mediocre – nonostante, poi, le cifre nude e crude siano accessibili per legge a chiunque sull’apposito sito della Presidenza del Consiglio – allora tanto vale violentarli all’origine. Il patto reciproco di intelligenza tra chi dona la sua opinione, chi la raccoglie e chi se ne serve mi pare compromesso. Se mi ricapita, dunque, risponderò in modo del tutto casuale rispetto alle intenzioni di voto. Voi continuate pure a farne l’argomento principale di questa campagna elettorale. Ne riparliamo il 14 aprile.