Lungi da me l’idea di mettere becco nella faccenda del crocifisso sfrattato, che se ne sentono già abbastanza in questi giorni. Però mi chiedevo: può un messo notarile rifiutarsi di consegnare la comunicazione di una sentenza? Così è, almeno a sentire il telegiornale – che deve parlare semplice e in fretta, sennò annoia. Nessuno fiata e la notizia passa ovvia almeno quanto il fatto che a Milano, nelle stesse ore, piove.
Seguendo il ragionamento, dunque, il mio postino potrebbe boicottare il recapito di una raccomandata perché suppone che il contenuto non corrisponda ai propri valori. Il messo questo è, mi spiegano: il postino del tribunale, l’anello di congiunzione tra l’ordinanza del giudice e la sua esecuzione. Del contenuto di una sentenza, a rigor di logica, non dovrebbe neppure essere informato (come del resto il postino delle mie raccomandate).
Poi, a spulciare i giornali (link a breve conservazione dal Corriere della Sera), si scopre che non di vera obiezione di coscienza si è trattato, perché evidentemente inammissibile nella fattispecie, ma di opportuno scambio di cortesie tra colleghi di fronte alle remore dell’incaricata. Con buona pace del crocefisso, che a questo punto della vicenda io immagino arrossito d’imbarazzo. E pure dell’obiezione di coscienza, rassicurante baluardo della dignità abusato come un estintore per spegnere una pipa.
(Intanto i bimbi di Ofena sono costretti a casa per una settimana e la scuola italiana va a rotoli, ma di questo nessuno si cura davvero: le campagne di civiltà non concedono tempo.)