Non se ne parla molto, ma lo scorso fine settimana è uscito Sputi, Cd realizzato da Marco Paolini e dai Mercanti di Liquore, legato all’esperienza dello spettacolo Song N. 32 (concerto variabile). Visto che in Rete non si trova una descrizione che sia una, riporto le utili note di presentazione di Paolini:

«È cominciato con un concerto dedicato all’acqua intesa come risorsa e non come merce. Abbiamo fatto tre giorni di prove partendo da qualche pagina fotocopiata, qualche poesia, un po’ di repertorio e musiche improvvisate più che pensate, che nascevano dall’istinto e dalla voglia di fare insieme questo concerto. [..] Non so se fosse giusto chiamarle canzoni però alla fine era un concerto. Serviva un titolo, Song N. 32 bastava. Ovviamente nessuno pensava che potesse durare più di una serata. Ne abbiamo fatte 15 poi ci è venuto in mente che potevamo anche farne un Album. A condizione di lavorarci sopra. Si è trattato di innesti e di montaggi di testi diversi, di accostamenti, di musiche e parole prese da vari autori, dalle filastrocche di Gianni Rodari (Re Federico, La tradotta, Sul duomo di Como, Il mare Adriatico, I mari della luna, I sette fratelli, Stelle senza nome, Compagni fratelli Cervi) quasi metà dei pezzi dell’Album, dai Canti Orfici di Dino Campana (in La notte mi par bella e Vele), dalla lingua sonora di Biagio Marin (in Me son visuo), Giacomo Noventa (in Sottovento), Ernesto Calzavero (in Parole Mate), dai versi di Erri De Luca (in Il Prigioniero Ante e Sputi). Una canzone (Il Sergente della neve) contiene un frammento di Mario Rigoni Stern un po’ “arrangiato” e inserito nella filastrocca del Soldatino di Rodari. Il tema iniziale del concerto è rimasto in alcuni pezzi (Mar Adriatico, Due parti di idrogeno, Regola acquea), altri sono stati inventati mentre registravamo. Il titolo è cambiato rispetto al concerto, l’abbiamo preso dalla poesia di Erri De Luca. Sputi non è un album ricercato, abbiamo preferito fissare quel che l’istinto suggeriva. Alcune soluzioni sono rimaste ruvide, l’aria che tira nelle parole ha suggerito la musica.»

Da parte mia aggiungo che il disco è particolare, teatrale, ruspante con le sue derive dialettali lombardo-venete, schierato, divertente. Fuori dagli schemi discografici, come del resto originali erano state altre due incisioni in Cd del lavoro di Paolini (alcuni estratti da Il Milione, quaderno veneziano per Le vie dei canti e una comparsata nell’eponimo dei Maistral, band strumentale che lo accompagnava proprio nel Milione). Sputi suona spontaneo e intelligente, ha personalità ed è di sicuro interesse per chi apprezza lo stile di Paolini oppure quello dei Mercanti di Liquore. Per chi ama entrambi è una festa per le orecchie.