Fast Blood, Lello VoceHo un po’ di cose in sospeso di cui parlare. Per esempio, Fast Blood di Lello Voce. Che mi ha trovato nei percorsi della Rete per bontà del suo autore e grazie allo zampino di Proserpina: i due si sono inventati un bell’esperimento di promozione dal basso che sta coinvolgendo molti blogger (vedere in fondo alla pagina dedicata per scoprire dettagli e altre destinazioni).

Fast Blood è un cd. Lello Voce, per chi non lo conoscesse, è un poeta-performer-romanziere. Uno che ama comunicare, insomma, dire cose e dirle ricercando il contenuto – possibilmente di impatto civile – e lo stile. Mettete insieme questi elementi e quello che ne viene fuori è un diluvio di parole a metà tra la poesia in musica e il teatro affabulatorio, con un accompagnamento musicale (di Frank Nemola) che segue ed esaspera lo stato d’animo dei testi. Il tutto è spiazzante al primo ascolto, affascinante al secondo; lo si apprezza dal terzo in poi, se non si hanno particolari preclusioni per le digressioni dalla tradizione melodica e per le sperimentazioni audaci.

Il cd contiene quattro lai (lamenti: del ragionare lento, del ragionare intenso, del ragionare caotico, del ragionare esperto), tutti impegnati sul fronte politico e sociale. Il primo lo si può anche ascoltare online, tutti sono (ed è una bella notizia) protetti da licenza Creative Commons, una forma di salvaguardia dei diritti d’autore che favorisce la circolazione della cultura. Già raccolte su carta col titolo L’esercizio della lingua (raccolta vincitrice del Premio di Poesia Antonio Delfini nel 2003), le quattro orature sono ora un’opera multimediale messa “in scena” su cd, ma anche dal vivo, in uno spettacolo di live poetry che Lello Voce porta in giro per l’Italia dal 2002.

Spiega lo stesso Voce in un intenso scritto («quasi teorico») a conclusione del libretto del cd (un brano già pubblicato in Akusma nel 2001):

Il poeta del domani, se vorrà sopravvivere e essere capace di ridisegnare un suo ruolo all’interno delle società tecnologiche e mediatizzate della post-post-modernità, dovrà trasformarsi in un Parasaurolophus. [..] Il Parasaurolophus è, invero, un dinosauro assai singolare e curioso, conosciuto dagli esperti col soprannome di ‘dinosauro trombone’. [..] È, insomma, un dinosauro ‘sonoro’ e, poiché gli studiosi credono di poter ipotizzare che l’amplificazione vocale avesse scopi comunicativi e sociali, cioè servisse ai parasaurolophus per ritrovarsi, riconoscersi, aggregarsi in branco, esso è anche un dinosauro sociale, ‘politico’ come avremmo detto un tempo. [..] È allegoria di un ruolo e di una funzione nuovi per il poeta e la poesia. [leggi tutto Il poeta parasaurolophus]

Il tutto – cd, musica, testi e premessa teorica – suonerebbe anche pretenzioso, se non fosse che l’intera opera testimonia al contrario sincerità, passione e amor di nuove strade. E coraggio, pure: trovalo te il tempo, la concentrazione e l’attenzione per ascoltare un prodotto del genere in una giornata tipo («Poesia di sottofondo? Beh, perché, a te non piacerebbe un mondo con la poesia di sottofondo?», ha dichiarato l’autore a Liberazione). Io ci ho messo bel un po’ a digerirlo. Poi l’ho lasciato decantare molto. Solo oggi, mentre mi decido a parlarne, è già la quarta volta che il cd fa il giro completo nel lettore.

Aggiungo: il cd è autoprodotto ed è distribuito da Self (a 8,30 euro). È il primo disco di una collana chiamata Absolute Poetry, dedicata a esperimenti di poesia e musica. Da tenere d’occhio.