Dunque ora so che Celine e Jesse non s’incontrarono affatto a Vienna sei mesi dopo essersi conosciuti su un treno diretto a Parigi da Budapest. Immaginavo che andare a vedere Prima del tramonto (Before Sunset) nove anni dopo Prima dell’alba (Before Sunrise) avrebbe rovinato in parte la poesia che il film di Linklater mi ha trasmesso ogni volta che l’ho rivisto (non poche). Meraviglioso: un film in cui i protagonisti non fanno altro che blaterare dal primo all’ultimo minuto, senza che succeda mai nulla per davvero. Ha ragione Pietro, probabilmente, quando dice che il primo film parla ai ventenni come oggi il secondo parla ai trentenni; sta di fatto che a me Prima dell’alba in qualche modo ha continuato a parlare.

Quello che penso di Prima del tramonto è condizionato per i primi 10 minuti dall’effetto “ah, ecco come andò poi a finire”, seguito da sguardo ebete e tentativo di riprendere faticosamente il filo della storia. Per i successivi 20 minuti mi sono lasciato distrarre dall’impressione di riconoscere riferimenti visivi a uso e consumo di chi conosce a memoria i primi 105 minuti: il risultato, nel mio caso, è stato fastidio più che complicità. Quando finalmente la pellicola entra nel vivo, i protagonisti riprendono a blaterare amabilmente da dove si erano interrotti. Dice Louga di Bamboo che i dialoghi sono a volte più banali a volte più interessanti, ma mai noiosi; e io sono d’accordo con lui. Questa volta, però, i protagonisti sembrano andare di fretta e manca un pizzico della magia che teneva viva la storia: è scomparsa l’illusione di una meta da scoprire passo dopo passo del primo film, e l’impressione è semmai di trovarsi davanti a un percorso tracciato a tavolino su una piantina di Parigi.

Nella seconda metà il film trova il suo perché e diventa più coinvolgente, ben interpretato da Ethan Hawke e Julie Delpy. Il finale, neanche a dirlo, resta sospeso. Nel complesso niente male, ma mi appunto di rividerlo a mente lucida tra qualche mese per giudicarlo in modo più obiettivo.