È un periodo intenso, da queste parti, ma molto musicale. Il che significa, probabilmente, che l’umore è buono e creativo. Faccio il punto sulle (mie) ultime novità.

Ho finalmente messo a fuoco una canzone incrociata più volte per radio (Dalla pace del mare lontano) e, attraverso questa, un autore che avevo finora abbastanza clamorosamente mancato. Meglio tardi che mai, ora sono alla riscoperta dell’opera omnia di Sergio Cammariere. Belle atmosfere, bei testi (molto mare), belle sonorità sul jazzato andante. La stessa bella sensazione di quando ho sentito per la prima volta Ivan Segreto, devo dire; unita a qualche eco di Vinicio Capossela.

Il quale Ivan Segreto, nel frattempo, ha lanciato il suo secondo disco Fidate correnti. Che è bello, molto bello in effetti, ma nella sua maturità sonora manca forse della freschezza e dell’immediatezza di Porta Vagnu, tuttora uno dei dischi più letti in assoluto dal mio stereo.

Ho apprezzato molto, piuttosto, la rilettura celebrativa di Jagged little pill in chiave acustica da parte di Alanis Morissette. Dieci anni dopo, l’album di Ironic, di Hand In My Pocket, di You Ougtha Know suona più bello che mai, dopo che gli è stato tolto un po’ di volume e dopo che è stato aggiunto spessore ai suoni. La voce e l’interpretazione dell’artista canadese, che a settimane lancia la sua prima collection, ne guadagnano senz’altro.

Segnalo, inoltre, che è già uscito il doppio cd con la colonna sonora del film tratto dal musical Rent di Jonathan Larson. Le canzoni più o meno sono quelle, naturalmente, ma l’adattamento degli arrangiamenti alle esigenze cinematografiche mi pare abbia ulteriormente giovato all’atmosfera di una delle più convincenti rappresentazioni di Broadway degli ultimi anni. Pure il film, diretto da Chris Columbus e in uscita a novembre (in Italia ad aprile 2006), si annuncia piuttosto curato.

Aggiungo, in coda, due piccole scoperte altrettanto piacevoli. La prima è una raccolta di musica celtica, The best celtic collection ever, che a dispetto del titolo ammiccante (da cui in genere mi tengo ben lontano) è davvero una bella sintesi di sonorità e di artisti di quelle terre. In particolare, fatico a togliere dal lettore cd il primo dei cinque dischi. L’altra piccola scoperta è Krishna Das, voce di riferimento del vasto mondo della spiritualità orientale, che ben si sposa con una serie di percorsi di lettura che mi hanno molto affascinato di recente. Dovendo scegliere, comincerei dalla raccolta Live on Earth. Astenersi quelli che una canzone deve durare non più di cinque minuti e deve avere un inizio e una fine.