Mi serve un computer portatile che garantisca molta leggerezza, molta autonomia e molta connettività. Tutto il resto, perfino la potenza, è secondario. Ho bisogno di un computer che mi permetta di scrivere e comunicare ovunque, senza portarmi dietro ogni volta un mattone ingombrante che poi dipende dalle spine burlone di Trenitalia.

Ne ho visti un tot, in questi giorni, e sono sempre più orientato verso un passo a suo modo storico per il sottoscritto (benché del tutto trascurabile per l’umanità). Tra i costosissimi Sony Vaio e i prematuri, ma interessanti ed economici, Philips Freevents X50, tra il Toshiba Portégé R200 e l’Asus W6A, mi sto orientando verso l’Apple iBook (nella versione 12.1″).

Non ho particolari preclusioni per i sistemi Macintosh, semmai al contrario ho una forte curiosità verso quella nicchia di mondo informatico che finora ho frequentato davvero poco (e comunque senza mai possedere un Mac). Tuttavia l’idea di far convivere due mondi così diversi un po’ mi spaventa: due sistemi operativi, due set di programmi, due versioni distinte da gestire, due modi di operare… Di buono, seppure non determinante, c’è che sull’iBook potrei far girare quel Devon Think di cui Giuseppe parla un gran bene.

Avete tutto il pomeriggio per farmi cambiare idea. 🙂