A margine del post di sabato, più di qualcuno mi ha fatto notare qualche eccesso (anche di superificialità) nei toni. E magari con un po’ di ragione, trattandosi di uno di quegli interventi che sarebbe bene far riposare per qualche ora prima di pubblicare. Tuttavia, se anche la delusione non avesse calcato sulle parole, lo sconcerto sui contenuti rimarrebbe identico anche stamattina.

Del resto non riesco ad allinearmi al fronte che ha nella cacciata dell’attuale maggioranza lo scopo prevalente della campagna elettorale in corso. Riparare i danni – che certamente io vedo, soprattutto nella sensibilità profonda del Paese – dovrebbe essere l’obiettivo minimo, ma se non emerge contestualmente una forte visione del mondo qualunque intervento finirà per essere soltanto un enorme spreco di energie e opportunità. In questo filone, un punto di vista interessante me l’ha fornito Mauro in una conversazione in chat. La sua metafora, in sintesi, è questa: negli ultimi anni è stato hackerato il sistema operativo, dunque il compito più urgente del nuovo governo dovrebbe essere quello di reinstallarlo, un obiettivo delicatissimo perché non avrà la possibilità di fermare l’hardware e riformattare il disco fisso. Il resto è grasso che cola, insomma.

Tra i risvolti di questi giorni, due in particolare mi hanno incuriosito. Innanzitutto i commenti seguiti a due post di Massimo Mantellini (tra cui l’anticipazione del ragionevole contrappunto su Punto Informatico). Tra le righe, timidamente, emergono competenze e idee di cui il programma di governo dell’Unione non conserva alcuna traccia. Curioso, quanto meno, che le risposte di cui invano vado in cerca nei documenti ufficiali si trovino poi nei commenti di Manteblog: la prendo per una testimonianza incoraggiante di quel che sempre più sarà la politica.

L’altro segnale interessante è che le critiche hanno stimolato qualche presa di distanza non scontata anche all’interno del centrosinistra. Il post che Francesco Soro ha pubblicato stamattina sul blog per la Margherita è piuttosto coraggioso nei toni e nei contenuti. Tra le righe dice: non perdiamoci in polemiche e lavoriamo insieme per migliorare le cose. Non credo potrà influire nell’immediato, perché l’Unione in questa fase dimostra di avere quanto meno seri problemi di sintesi, ma se questo significa mettere basi per dopodomani a me come inizio sta comunque bene.

Resta l’idea che ormai stiamo lavorando per il 2011. Per il 2006 resto molto, ma molto preoccupato.