Enzo Rullani prende spunto da State of the Net per raccontare su First Draft i network sociali a modo suo:
Allinizio siamo soltanto individui in cerca di porto. Ma diventiamo popolo non appena si comincia a parlare di noi e a dare nome a quello che facciamo, o che possiamo fare. Ecco le comunità emergenti, ecco il gioco, lo scambio, lutilità, linutilità, la sottile febbre del dileguarsi e la solida voglia del permanere. Tutto e di più, purché lo si faccia insieme, cercando un nome a quello che si sta facendo. […] Il mondo è già cambiato da tempo, nei suoi fondamentali. Ma prima era uno spazio per smanettoni e anime perse. Oggi comincia ad essere un pianeta abitabile da tanti o forse tutti (qualche riserva indiana appassionata della non-rete ci sarà sempre, bisognerà salvaguardarla assegnandola alle cure del WWF). E in questo tipo di pianeta le cose non sono frutto di una lenta e razionale pianificazione, ma di una scoperta forsennata. Emergono, ci sono, ci meravigliano col loro esistere senza che noi i creatori inconsapevoli sappiamo nemmeno di averle create. Non siamo diventati più bravi o diversi dai nostri nonni. Semplicemente abitiamo un pianeta diverso.
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