Una delle cose che mi incuriosisce di più, in queste ore, è la quantità di persone che mi dice: eh, ma io lo sapevo, perché io sono sempre in giro e sentivo ben quello che pensava la gente. Sottointendendo: mica come te, che sei sempre davanti al computer. Magari hanno ragione. Sul filtro apparentemente distorto delle reti sociali in Rete ragiona stamattina Vincenzo Caico, sottovalutando forse il fatto che queste si formano in modo abbastanza spontaneo e sulla base di affinità personali e professionali reciproche. Difficile pensare che queste affinità, pur nella miriade di sfumature concesse dalla politica italiana, non si estendano anche alle scelte elettorali. Soprattutto se in scena ci sono attori che polarizzano simpatie e antipatie come Silvio Berlusconi o la Lega.

L’altro pensiero, stimolato indirettamente dal corroborante richiamo di Beppe Caravita, è qualcosa che ho sempre invidiato alle democrazie più mature (o più plastificate, dipende dai punti di vista). Ovvero la capacità di battersi per le proprie priorità politiche finché ci si gioca le elezioni, ma poi di schierarsi compatti a sostegno (critico) del proprio governo, qualunque esso sia. Dunque, comunque sia andata, il messaggio è abbastanza chiaro: abbiamo (quasi) un nuovo governo, il quale godrà pure del dono (raro) della governabilità. Fino a prova contraria, sarà il governo di tutti gli italiani. Auguri di buon lavoro.