Verso un'ecologia della mente Ci sono libri che ti aprono la testa e contribuiscono a formare la tua visione del mondo. Uno dei tomi della mia vita – durissimo, a tratti perfino indigesto – è stato Verso un’ecologia della mente di Gregory Bateson, una meravigliosa commistione di antropologia, estetica, epistemologia, semiotica, psicologia, sociologia e quant’altro, uno sguardo dall’alto che ricerca connessioni insolite e utili all’analisi della realtà.

Di Bateson si festeggiano in questi giorni i cento anni dalla nascita (vedi l’Elzeviro di Giorello sul Corriere di oggi – link a scadenza), mentre l’Università di Roma 3 gli dedica un convegno questo fine settimana.

Aggiungo, riprendendo un’ipotesi di lavoro che avevo buttato là anni fa nella mia tesi di laurea, che se ha un senso un’epistemologia di Internet e dei nuovi media, credo non possa prescindere dal modernissimo, ancorché centenario, approccio di Bateson. E lo dimostrano studiosi come Pierre Lévy, che con la sua intelligenza collettiva ripercorre – più o meno consapevolmente – le categorie ecologiche di Bateson per descrivere la vita che c’è dentro il computer.