L’ho inseguito per mesi. Sabato finalmente sono riuscito a vedere Il cuore altrove, l’ultimo film di Pupi Avati. Sarà stata l’aspettativa coltivata a lungo, ma non mi ha convinto affatto.
Bel soggetto, bella ambientazione, bravo Neri Marcoré (che non cede alla macchietta, anche se non completa ogni possibile sfumatura del protagonista), solito poetico stile intimo e sottotraccia del regista. Però non funziona. Sono troppi gli spunti solo accennati: uno su tutti, la seconda famiglia allargata di chi, agli inizi del secolo scorso, era costretto a lasciare la sua città. Troppi i personaggi e le scene funzionali al solo sviluppo della storia: la cieca sorella dell’amante smaliziata del barbiere Nino D’Angelo, un intero versante della storia da dimenticare. Pochi i protagonisti davvero riusciti: bravissimo Giancarlo Giannini, lui sì in grado come pochi di comunicare un mondo intero con una sola battuta, ma sorprendente pure Vanessa Incontrada.
La sensazione è che ci fossero tutti gli ingredienti necessari al capolavoro, ma che per fretta o incostanza o urgenza di raccontarlo Avati si sia fermato molto prima del dovuto. Nello Balocchi, nonostante ciò, è uno dei più bei personaggi creati dal nostro cinema recente. E meritava qualcosa di più.
Per saperne di più: il trailer, le interviste di Mollica, la recensione di KataWeb e quella, piuttosto entusiasta, di Repubblica.