…la usano come i telegrammi: parole che costano. Chiedi, cercando di non dilungarti oltre il necessario, «Tutto bene? Come sta X? Hai poi combinato quella cosa con Y? Mi confermi l’appuntamento?». La risposta tipo è «Bene» oppure «Ok», seguita dalla firma. È una sorta di passe-partout che soddisfa tutte le domande con una parola sola, oppure la conferma solo alla prima. Ottieni una sola certezza: tu fai troppe domande.
…ce l’hanno ma non la utilizzano affatto, come una segreteria telefonica che fa bella mostra di sé in soggiorno, ma resta sempre disattivata «perché m’impressiona sentire le voci registrate sul nastro». La esibiscono, ma non la usano. Amano essere contattati, ma fanno i preziosi. Li incontri di rado, e in quel caso ti dicono: «Scrivimi!».
…la confondono col diario dell’adolescenza. Alla richiesta «Stai bene?» rispondono con un sunto di psicologia, alla curiosità «Come hai passato il fine settimana?» allegano il depliant turistico, al desiderio «Quando ci vediamo?» uniscono l’ultimo anno di frustrazioni. Aprono il cuore per la dedizione, ma assorbono l’attenzione di una giornata intera.
…la preferiscono alla chat. Una frase, una mail. Due ore di conversazione, tredici mail. Ti chiedi: perché non usiamo il messenger? «No», ti rispondono, «non mi piace chiacchierare via Internet; piuttosto uso il telefono».
…la domano con personalità. Rispondono con misura a tutte le richieste, soddisfano ogni richiesta, spediscono tutto il materiale desiderato. Non prima di due settimane.