Sono stanco di lamentarmi di disservizi. Sarà l’autunno, ma non ho più voglia di lottare. Non ho la forza di attendere altri minuti con la cornetta in mano, tormentato da musiche frastornanti. Mi manca il coraggio di ricominciare da capo ogni volta che un filtro automatico mi indirizza all’operatore sbagliato. Mi sfugge il tempo da dedicare ai mille piccoli problemi tecnici e amministrativi che avrebbero buon diritto a una soluzione. Ho perso la pazienza di adattarmi a procedure prive di logica. Ho finito la comprensione per le difficoltà che non si spiegano. Non trovo la tolleranza per dimostrare ancora una volta di essere cliente. Peggio di tutto: non sono più capace di indignarmi.
Quindi così sia. Che i servizi continuino a degradare. Avete vinto voi, multinazionali della mediocrità e dei grandi numeri. Prendetemi per sfinimento, ignorate le mie richieste, continuate ad ascoltare lo stesso problema ogni volta per la prima volta. L’avrete vinta. Mi limiterò a subire, pagherò intero per ottenere frazioni, mi accontenterò di farmi compatire quando un incauto interlocutore mi chiederà nei cinque minuti sbagliati da chi mi faccio fornire un servizio. Sono l’anello debole della catena fallimentare.