Alla fine Indie-La musica indipendente l’ho trovata. La rivista, peraltro, è solo un fascicoletto formato cd di sei paginette scarne utilizzate per introdurre il cd del mese e dare qualche altra generica informazione a tema, perso nel mare di cartone che vorrebbe rendere visibile il supporto digitale tra gli scaffali delle edicole. Pregevole il tentativo di distribuire dischi difficilmente accessibili, ma per ora i mezzi lasciano a desiderare.
Al contrario, devo dire che anche questa volta la Rete ha fatto il suo dovere. Chi aveva qualche suggerimento da darmi in merito alla mia richiesta me l’ha dato, a cominciare dal gentile Enzo La Gatta, produttore del Cd e anima delle (Nuove) Nacchere Rosse. Testimonianza, se mai ce ne fosse bisogno, che le informazioni disseminate in Rete trovano quasi sempre la via per raggiungere le persone a cui possono interessare e per stabilire dei contatti che il mercato tradizionale non consente.
Detto questo, il cd SciàScià è molto bello e lo consiglio a chiunque abbia occasione di sentirlo. Contiene 14 brani. Sette di questi sono ispirati a laudi e canti della tradizione popolare medievale italiana e interpretate con la nota classe da Dario Fo. Le altre sono rivisitazioni, spesso ancor più sorprendenti e attuali, dei canti di lavoro e di protesta con cui le Nacchere Rosse davano voce al disagio di una generazione negli stabilimenti dell’Alfa di Pomigliano d’Arco negli anni ’70. Al fondatore di quel gruppo, Salvatore Alfuso (SciàScià, da cui il titolo), è dedicato l’intero disco, che è un’appassionata operazione di recupero della memoria (a cui partecipa anche Enzo Gragnaniello) giocata prevalentemente sui ritmi pizzicati del Sud Italia.
Io, che di tarante e tammorre so ben poco, l’ho apprezzato quanto a suo tempo amai la rivisitazione (introvabile anche quella) delle musiche dei briganti che Eugenio Bennato e i Musicanova fecero per uno sceneggiato televisivo degli anni ’80. E mi sono lasciato conquistare in particolare da ‘O lavoro, dove Nello Daniele canta «l’urdema nuvità, ca stu guverno chiama libertà».