Un’evoluzione del WiFi cittadino a Pordenone che interesserà ad Alfonso Fuggetta, con cui tempo fa ci si confrontava sull’impostazione delle reti civiche di accesso a Internet. Lui sostenendo l’ormai valida e potenzialmente economica alternativa degli operatori di telefonia mobile, io restando affezionato all’idea di un città che si fa materialmente la propria rete. Bene, viene fuori che con il cambio di giunta, qui in Friuli Venezia Giulia, la Regione non starebbe mantenendo gli impegni presi nella convenzione con il Comune di Pordenone. Terminata la prima fase di sperimentazione, ora l’investimento regionale (intorno agli 800 mila euro) avrebbe permesso di completare e rendere operativa l’infrastruttura su tutto il territorio comunale entro l’anno.
Quei soldi non si sono visti e, a quanto dicono i giornali locali, nessuno ha ancora risposto ai solleciti. Il che fa pensare a un disimpegno della nuova giunta Tondo (da aprile, come noto, al posto di Illy), che a sua volta porterebbe a un contenzioso legale eccetera. Ma poco importa qui il caso politico. Più interessante è il fatto che l’amministrazione comunale di Pordenone avrebbe l’intenzione di rispettare comunque l’impegno preso con i cittadini. Se la situazione non si dovesse sbloccare sul fronte WiFi, l’alternativa sarebbe stipulare una convenzione con un operatore mobile, distribuendo pc-card (le chiavette Hdspa, immagino) e rendere gratuite le connessioni entro i confini locali. In questo caso il costo stimato scenderebbe a 450 mila euro, dice il Gazzettino (ma sono dati su cui io non ho alcuna conferma diretta e che prenderei, per esperienza, con molta prudenza), un investimento che a quel punto diventerebbe forse sopportabile per le sole casse comunali.
Questo porta acqua alle tesi di Fuggetta, in qualche modo. Sarà interessante vedere come proseguirà la vicenda. Io invece sono un po’ più preoccupato della fine che sembra stia per fare tutto il lavoro svolto a suo tempo con l’ampio gruppo di lavoro locale per le strategie di e-democracy, il quale immagino sarebbe il primo a saltare in caso di drastica contrazione dei costi. Anche il fatto che i lavori preparatori siano nel frattempo spariti dall’apposita sezione del sito del Comune non rassicura, da questo punto di vista.
Sullo stesso tema, ma cambiando località, mi sono appuntato anche l’interessante accordo stretto dall’amministrazione comunale di Arezzo con Fon, di cui dava notizia nei giorni scorsi Stefano Vitta. Qui il modello è in qualche modo terzo: il Comune promuove il WiFi civico e dà il là installando hotspot nei punti strategici della città. Ma poi sta ai cittafini estenderla mettendo a disposizione la propria connessione secondo le regole e le soluzioni tecniche già note della comunità dei foneri. Chi condivide la banda, accede gratuitamente ovunque sia disponibile un accesso di questo tipo in città. Gli altri cittadini hanno diritto comunque ad alcuni minuti gratuiti. Non sarà la soluzione definitiva al digital divide – qui il vantaggio mi sembra soprattutto degli utenti più smaliziati – ma è un formato di rete civica comunque interessante, nella quale i residenti sono coinvolti attivamente.
Fabio Metitieri
Lug 22, 2008 -
C’e’ una cosa che non capisco. Sia a Pordenone sia ad Arezzo, mi pare di capire, la rete o gli hotspot verrebbero realizzati prevalentemente in citta’. Anzi, prevalentemente in centro, immagino, soprattutto all’inizio. Ora: non ci sono linee fisse e Adsl, in queste due citta’? E visto che suppongo che ci siano, il Wi Fi costa meno e funziona meglio di una Adsl?
Ciao, Fabio.
Sergio
Lug 22, 2008 -
In genere le reti civiche (WiFi o quant’altro) nascono da un misto di volontà di promozione dello strumento presso le larghe fette di popolazione che per costo, coinvolgimento, opportunità tecnica non hanno già accesso a internet; volontà di rendere più appetibili piazze e parchi, fornendo un servizio parecchio richiesto negli spazi aperti e in occasione di manifestazioni pubbliche; comprensione delle opportunità offerte alla città dallo strumento qualora un numero rilevante di cittadini entrasse in rete; sensazione che sia una forma di innovazione ad alto valore percepito, dunque molto remunerativa in fatto di immagine e spendibilità politica. A volte dietro c’è solo un consulente furbo che riesce a mungere un po’ soldi, a volte amministratori con idee originali, dipende.
Evidentemente le Adsl ci sono in molti – non tutti, ancora – i quartieri che saranno coperti. A Pordenone l’idea originale era coprire qualcosa tipo il 98% della popolazione sul 80-e-passa% del territorio. Non ho dati nero su bianco per risponderti, ma la generale preferenza del WiFi rispetto alla fornitura urbi et orbi di contratti gratuiti Adsl in convenzione con gli operatori credo sia dovuta effettivamente dovuta a costi minori nel complesso dell’operazione, minori complessità amministrative, possibilità di controllo della rete (le amministrazioni hanno la paranoia del decreto Pisanu), flessibilità d’uso in contesti pubblici e non soltanto dentro le abitazioni.
Fabio Metitieri
Lug 22, 2008 -
Non so, Sergio, ma in un centro citta’, forse mettere il Wi Fi solo in qualche parco, o museo, o deve proprio ti interessa, e quindi fare accordi con gli operatori fissi per promozioni sui contratti Adsl (flat, ovviamente) raggiungerebbe risultati migliori in termini di alfabetizzazione (avere Adsl flat 24×7 a casa permette un uso della Rete molto piu’ completo dell’usarla un’ora in un parco, e a velocita’ molto piu’ basse), e, nel complesso, secondo me costerebbe meno.
Questo senza contare che molti utenti (io, per esempio) non hanno un laptop, e che se pensiamo alle fasce basse di popolazione, un desktop, magari non di ultimo grido, e’ accessibile quasi a tutti, con 500 euro o anche meno, o riciclando un Pc dismesso da un amico o da un ufficio, mentre un laptop, anche non nuovo, costa senza dubbio di piu’.
In definitiva, ho sempre il sospetto che questi progetti siano da un lato propagandistici (il Wi Fi ottiene piu’ interesse dalla stampa) e dall’altro con poca utilita’ pratica, in termini di diffusione tra le masse dell’information literacy. E questo lo notavi anche tu, nel caso in cui si tratta di diventare Foneros, ma, direi io, anche senza Fon, tutto sommato usare una Adsl a casa e’ molto piu’ semplice di configurare il Wi Fi in un parco. E a casa la usi in continuazione, in un parco no.
Accontentare le elite per finire sui media, insomma? Non contera’ molto anche questo, nei progetti di WiFizzazione nei centri gia’ cablati?
Tra l’altro, il Friuli, Pordenone compresa, non ha gia’ da anni una propria rete regionale in fibra ottica, molto ramificata? Estel, si chiamava, poi fusa con Wind/Infostrada, volta porprio a dare connettivita’ e telefono a basso costo ai cittadini. Che fine ha fatto?
Ciao, Fabio.
Nicola De Carne
Lug 23, 2008 -
Ciao Sergio,
iniziative come quelle di Pordenone e Arezzo mi lasciano quanto meno perplesso.
Non entro nel merito delle problematiche fra Regione e Città/Provincia anche se so che questi tipi di problemi sono molto diffusi e basti pensare che in Piemonte una gara lanciata ormai quasi un anno fa per la copertura del 2% circa delle aree rurali in banda larga non si è ancora conclusa oggi.
Penso che spesso manchi la conoscenza della differenza fra una rete geografica e una mappa di punti di accesso.
Una rete geografica è un’architettura che deve garantire una copertura minima sul territorio in grado di fornire servizi alla pubblica amministrazione e agli operatori pubblici ad esempio in tema di sicurezza, come ad esempio alle aziende municipalizzate come i trasporti pubblici.
Contestualmente dovrebbe essere una rete in grado di fornire connettività con una copertura seppur limitata in termini di banda ma a bassissimo costo o addirittura gratuita per i cittadini la dove la copertura via cavo non è garantita o dove le condizioni economiche e sociali rischiano di mantenere quella zona in perpetuo digital divide.
Sono di questi giorni casi significativi in Corea e in Estonia ad esempio.
Sia gli operatori pubblici che i cittadini residenti dovrebbero essere messi poi nelle condizioni di contribuire alla rete ripetendola a loro volta.
Basti pensare che la rete di trasporti pubblici di una cittadina è già una rete su cui sarebbe possibile appoggiare una rete di trasmissione a bassissimo costo.
Vengo quindi ai due casi specifici. A Pordenone il Comune ha pensato di fornire delle schede HSDPA ai cittadini ma mi chiedo con questo cosa ha voluto fare. Ha dato semplicemente la possibilità ad alcuni cittadini di accedere a Internet via mobile broadband ma non ha creato una rete e quindi non si è mossa per la collettività ma solo per alcuni dei cittadini. Mi chiedo peraltro su quali parametri abbia scelto i fortunati. E poi una volta scaduta la convenzione cosa succederà? Saranno i cittadini a dover provvedere al rinnovo alle tariffe imposte dalla telecom scelta?
Mi sembra un po la strategia alla Maria Antonietta “Il popolo ha fame? Dategli delle brioche!”.
Ad Arezzo assistiamo alla stessa cosa. Siamo in presenza di un Comune che dice : io metto qualche hot spot in giro ( e su questo sono d’accordo con Fabio Metitieri sulla poca utilità di un hot spot in una piazza ) e poi chi vuole la banda gratis deve comprarsi un FON.
Non me ne voglia Vitta, ho grande rispetto per FON e ammiro la capacità di aver creato un’impresa importante su una bella idea marketing, ma mi sembra sia piuttosto anomalo che un Comune dica ai suoi cittadini : volete la banda gratis, compratevi FON e mettete a disposizione la vostra banda anche agli altri, in barba al contratto che avete con la telecom che vi da la banda.
Tralasciando il fatto che mi lascia quantomeno perplesso che una amministrazione pubblica faccia un accordo con un’azienda privata senza indire una gara ( ma magari mi sbaglio e FON ha vinto una gara pubblica ) mi chiedo : ma se la strategia di un comune è dire ai propri cittadini mettiamo tutti insieme le nostre connettività allora che bisogno c’è di FON? togliete tutti le chiavi WEP e lasciate che ognuno navighi liberamente.
Tanto in ognuno dei due casi ci siamo dimenticati che esiste una decreto Pisanu e dei contratti con le telecom che per quanto poco condivisibili esistono e vanno rispettati.
Il problema però di una strategia del genere è che presumibilmente in questo modo avremo le zone già coperte dalla ADSL via cavo che presenteranno bolle wi-fi enormi e le zone che non sono coperte dalla ADSL via cavo continueranno a vivere nel vuoto digitale. ( e ho proprio il dubbio che sarà quello che capiterà ad Arezzo ).
In chiusura secondo me è importante tenere veramente conto dell’importanza di creare vere reti cittadine e non mappe di punti di accesso.
Reti diffuse in grado di coprire nel modo più capillare possibile i territori e raggiungere così anche le zone periferiche o comunque quelle non coperte dalla banda in modo da garantire per quanto possibile un accesso democratico e a basso costo alla rete anche all’interno delle case e non solo nei parchi o nelle piazze.
E poi è importante interpretare le reti cittadine come delle reti di servizio che deve veicolare appunto servizi e contenuti utili alla collettività residente e a quella temporanea come i turisti o i pendolari in grado magari di integrarsi e interagire con l’arredo urbano.
Siamo solo all’inizio di tutto questo e anche se il mercato costringe a valutazioni a breve termine che quasi sempre sono viziate dalle esigenze finanziarie dei grandi produttori, dobbiamo avere la pazienza di cercare i modelli applicativi corretti e questo sarà possibile solo ascoltando le vere esigenze dal basso e perchè no anche sbagliando.
Grazie Sergio per gli spunti sempre interessanti e scusa per l’intervento un po lungo.
Sergio
Lug 23, 2008 -
@Fabio, in molti casi è come dici, il WiFi come scorciatoia di accesso ai media. Lo dicevo già nel commento sopra. Quanto alle reti pregresse, ho imparato che sul territorio non esistono, se non in rarissimi casi, censimenti della fibra. Solo oggi, che gli enti locali hanno tutto l’interesse a cablare i propri edifici, ci si pone il problema e si ricorre a vecchi tecnici in pensione per ricostruire il ricostruibile. Della rete che citi, una delle tante entità regionali poi confluite nei grandi poli della telefonia, non mi risulta abbia mai messo rete qui dalle mie parti. A malapena si scavò un po’ col solito progetto Socrate. Ma nulla, almeno qui, è ancora nemmeno lontanamente sufficiente a fare da base per uno scheletro di rete civica. Poi su come (e se procedere) di qui in poi, come è chiaro, esistono innumerevoli filosofie e ambizioni.
@Nicola, condividiamo l’ispirazione di fondo, ma devo risolvere un paio di incomprensioni. A Pordenone il Comune *non* ha dato le chiavette Hdspa: voleva, e vorrebbe ancora, fare il WiFi (peraltro proprio secondo l’idea che auspichi tu: fornire l’ossatura e poi stimolare i privati a ripetere e ampliare la rete). Il progetto è pronto, addirittura operativo nel primo tratto di sperimentazione. Ma se continua lo stallo Comune/Regione, e non avendo in cassa quanto richiesto per l’investimento iniziale, potrebbe valutare l’idea di ripiegare su un accordo con un operatore mobile (o anche altro, chissà: su queste materie i giornali locali non brillano per competenza e tagliano ogni indiscrezione con l’accetta). Che cosa penso del ricorso alle reti mobili l’ho già scritto ampiamente nei post precedenti che cito sopra, sono freddino a prescindere. Capisco nel contempo la necessità di tener fede a una promessa che qui in zona ha creato molte attese, anche se spero che la soluzione alternativa sia comunque valutata per bene. Quanto ad Arezzo, non conosco da vicino la situazione e non ho molto da dire. Differenzierei tra effetti di breve periodo e potenzialità nel medio periodo. Certo il rischio di cristallizzare il digital divide esiste. Ma intanto è un passo avanti, una sperimentazione da cui partire per calibrare meglio esigenze, richieste, potenzialità e metodi. Tra non fare nulla e sperimentare su capitali tutto sommato molto contenuti, come in questi casi, io sono ancora per sperimentare. Con intelligenza, certo, e magari senza fretta di finire sui giornali.
Nicola De Carne
Lug 23, 2008 -
Sono assolutamente d’accordo con te sullo sperimentare specialmente se i capitali in ballo sono relativamente contenuti ( è l’atteggiamento che nel nostro gruppo tendiamo a promuovere), ed è un po quello che dicevo prima e cioè che ci sta sperimentare e anche sbagliare per poi ritarare il modello di applicazione.
Ma l’approccio deve essere molto pragmatico e prevedere un uso consapevole delle tecnologie denucleato dalle mode del momento e soprattutto dai vendor la cui notorietà, a volte dettata proprio dalle mode, attira l’interesse dei media. Come dici tu fare le cose con intelligenza e senza fretta ma forse soprattutto con cognizione.
Per Pordenone avevo capito la situazione e per questo ho fatto un po il paragone con Maria Antonietta. A mio parere prima di ripiegare su un operatore mobile dovrebbero considerare forme di collaborazione con realtà private del territorio a cui affidare in comodato d’uso quanto finora realizzato chiedendo garanzie contrattuali sull’espansione della rete e delle sla di fonitura di servizio minimo per gli operatori pubblici e i cittadini come sta accadendo a Bologna con l’estensione del progetto Iperbole.
Fabio Metitieri
Lug 23, 2008 -
Mah… Sergio, io resto scettico.
Tutto sommato, una bella attivita’ promozionale e di spinta sulle connessioni wired (Adsl e flat) mi pare molto “educativa”, mentre poter usare Wi Fi ai giardinetti mentre porti il cane a fare pipi’ oppure passeggi con la fidanzata (e se nel frattempo navighi rischi di perdere e il cane e la fidanzata) mi pare un servizio abbastanza inutile e comunque in grado di essere usato, sostanzialmente, solo da chi ha gia’ un laptop e sa configurare il Wi Fi, cioe’ da chi e’ gia’ abbastanza imparato.
Poi, certo, un bel censimento di tutta la fibra posata negli anni del boom, tra il 1998 e il 2002, piu’ o meno, e che adesso e’ spenta e anzi nessuno sa piu’ dove sia e di chi sia, sarebbe un’ottima iniziativa. Ovunque. In diversi casi, penso, recuperare e attivare quella fibra costerebbe meno del mettere in piedi fantomatiche reti Wi Fi per quei quattro gatti di Foneros.
Certo, il problema e’ che il Wi Fi e i Foneros fanno notizia, mentre una seria e lenta opera di recupero della fibra o una promozione Adsl, no, i grandi media di oggi non se le filano.
Ciao, Fabio.
Nicola De Carne
Lug 23, 2008 -
@Fabio per quella che è la mia esperienza farebbe molto più notizia se si riuscisse a portare la fibra da qualche parte o a riaccendere quella spenta 🙂 ( vedi ad esempio Infranet ).
Sono d’accordo sul fatto che spesso si abusano gli annunci delle reti wi-fi e certo non sono significative quando servono i giardinetti per portarci il cane ma ci sono casi, e alcuni di questi li abbiamo vissuti personalmente, dove a basso costo si è riusciti a portare banda larga nelle case della gente che prima aveva a malapena il 56 Kbps.
Dipende sempre dalla razionalità delle persone che dovrebbero essere preposte alle scelte dei modelli applicativi.
Poi chiaramente ben venga essere scettici e critici, è sempre positivo, specialmente quando è critica finalizzata alla ricerca di una soluzione alternativa.
Fabio Metitieri
Lug 23, 2008 -
Mah… riaccendere un po’ di fibra spenta, oggi, dubito che sollevi un particolare interesse mediatico, salvo che la rete abbia grandi dimensioni e che il progetto che vi si appoggia sopra sia molto interessante.
Poi, Nicola, non mi inoltro sullo spinoso cammino del se e come portare connessione nelle case con Wi Fi (o, forse meglio: con Wimax + Wi Fi) dove non ci sono altre soluzioni possibili, di quanto costa e di quanto il tutto puo’ essere efficiente (peraltro non mi dispiacerebbe sapere qualcosa dei casi che come dici hai vissuto personalmente).
Pero’, ribadisco, mi riesce mooolto difficile pensare che in centro citta’ a Pordenone o ad Arezzo le centraline telefoniche non siano predisposte per Adsl, presumibilmente fino a 20 Mbps. E allora?
Fai una copertura di tutto il territorio con access point Wi Fi – chissa’ con quali costi reali, sia di installazione sia di manutenzione, e con velocita’, se va bene, di 1 Mbps – per cosa? Per far divertire quattro smanettoni?
Ciao, Fabio.
luciano bubbola
Lug 29, 2008 -
Attenzione alla ‘bufala’ Wi-Fi: a Parigi e a Londra ci stanno ripensando (più danni alla salute che fantomatici benefici!)
Saluti
Luciano Bubbola
Sergio
Lug 29, 2008 -
Luciano, in realtà la bufala è proprio quella dei danni alla salute. O meglio: i problemi emersi in Francia avevano tutti a che fare con potenze eccessive in luoghi chiusi. Qui stiamo parlando genericamente di hotspot all’aperto. Se è dannoso il WiFi, allora possiamo chiudere subito la telefonia mobile, per dire. Quanto ai fallimenti, a cui andrebbero incontro i primi esperimenti internazionali, dipende dai modelli commerciali messi in gioco. E certamente l’esperienza di chi ci è già passato è preziosa per evitare di commettere gli stessi errori.
Fabio Metitieri
Lug 29, 2008 -
Sergio, ma dai… una certa ideologia blogh aveva deciso gia’ verso il 2000 che il Wi Fi era buono e giusto, e quindi aveva previsto che avrebbe distrutto – nel breve periodo – gli operatori di telefonia cellulare.
Eh, si e’ visto… Reti Wi Fi cittadine ridimensionate o chiuse ovunque, da San Francisco a Philadelfia, e dopo *otto anni* ancora sei qui a dirci che prima o poi si imparera’ dagli errori passati e allora, finalmente, il Wi Fi avra’ il grande successo che si merita’.
Quando vi toglierete gli occhialetti ideologici e imparerete a vedere gli strumenti per quello che sono, cioe’ strumenti e non portatori di rivoluzione, e strumenti utili in certe situazioni e non in altre, sara’ sempre troppo tardi…
Ciao, Fabio.
Sergio
Lug 29, 2008 -
Mi attribuisci pensieri e intenzioni che non mi appartengono, Fabio. Se credi sia utile, prosegui pure. Io sto solo seguendo gli sviluppi di una specifica sperimentazione, difficilmente paragonabile con Parigi o San Francisco. Che la facciano in fibra, in WiFi o con gli operatori mobili, tutto sommato poco cambia – salvo qualche prudenza su aspetti commerciali, che ho ampiamente espresso.
luciano bubbola
Lug 29, 2008 -
Io ho semplicemente espresso un’opinione non tecnica sulla base di alcune letture e sul documentario relativo al Wi-Fi, trasmesso tempo fa da ‘Report’ su Rai 3, dove esperti e scienziati manifestavano i loro dubbi e le loro ricerche sulla possibile nocività del Wi-Fi… poi se gli aspetti economici devono prevalere su quelli della salute pubblica…
‘Pecunia non olet’ dicevano i Latini e già avevano capito quale ‘strada’ conviene percorrere!
Saluti
Luciano Bubbola
Sergio
Lug 29, 2008 -
Luciano, immaginavo ti riferissi a quei dati. Che però sono stati ampiamente sbugiardati prima ancora che sciaguratamente li riprendesse il pur di solito ottimo Report (maggiori informazioni da Attivissimo: http://attivissimo.blogspot.com/2008/05/wifi-paura-mi-fai.html). Mi spiace tu concluda con una malposta questione economica, come se io avessi mai sostenuto la superiorità delle ragioni commerciali. Magari l’archivio di questo blog e le cose che ho scritto per lavoro ti possono chiarire meglio la mia posizione in proposito.
luciano bubbola
Lug 29, 2008 -
Caro Sergio,
intanto i miei complimenti per questo blog (propositivo e dialettico) che ho scoperto oggi; quindi una mia precisazione: non credo che Tu, in malafede, sia sponsor del Wi-Fi e dei suoi promoter economici; penso, invece, che dietro al Wi-Fi ruotino troppi interessi commerciali e di multinazionali, facendo credere alla necessità di tale tecnologia come indispensabile forma di progresso (o atto di fede?).
Ma la scienza è al servizio degli uomini o delle società finanziarie ed economiche?
Tutto qui… poi ognuno è libero di credere (e sperare) nella scienza libera da vincoli o, purtroppo, serva di certi padroni…
Saluti
Luciano Bubbola
Sergio
Lug 29, 2008 -
Luciano, non so dove ti portino i tuoi percorsi di documentazione. Li posso rispettare, ma fin qui non li condivido. Io la vedo così: il punto non è il WiFi, il punto è Internet. E Internet, fatta col WiFi o con qualche altro accrocchio contingente, è una tecnologia talmente banale che ciascuno ormai se la può fare da solo in casa, nel suo piccolo. Di tanti guazzabugli al servizio di poteri forti o società finanziarie che ci passano sopra la testa impunemente, proprio non capisco: ce la prendiamo con la prima tecnologia che permette di disintermediare su vasta scala buona parte dei processi ancora saldamente in mano quei a poteri forti e a quelle società finanziarie? Finché non mi spieghi chi è il nemico, io continuo a pensare che abbiamo molto più da guadagnare che da perdere. Poi non ci piace il WiFi? D’accordo, cambiamo sistema. Di questo stavamo parlando. Ma il punto – per me – rimane estendere opportunità alle persone perché possano servirsene. Sul resto basta mettersi d’accordo.
luciano bubbola
Lug 30, 2008 -
Mi riferivo alle cordate di telefonia e alle multinazionali ad esse legate che, stranamente (?), scoprono l’inadeguatezza della fibra ottica e dell’ADSL (forse poco remunerative per i loro profitti e le loro antenne?)… poi il resto è solo dibattitto tra chi vuole una scienza ‘pulita’ (in tutti i sensi) e chi accetta passivamente una scienza succube di tutti i marchi conosciuti (Nokia, Samsung, LG, …).
Questo l’ho appreso, alcuni mesi fa, dal settimanale ‘Internazionale’ (forse anch’esso mal informato come ‘Report’?); si tratta di credere a chi vuol informare senza sponsor alle spalle o chi disinforma su mandato multinazionale: più chiaro di così!
Basta informarsi senza credere a tutte le ‘bufale’ dei poteri forti (cioè economici) e questo lo denunciò già negli anni ’60 un certo Marshall McLuhan, parlando di globalizzazione.
Saluti
Luciano Bubbola
Sergio
Lug 30, 2008 -
Grazie per aver chiarito meglio, Luciano. Mi resta l’impressione che tu metta in un unico calderone tanti spunti diversi che appartengono a contesti diversi. Così non si fa chiarezza, ma al contrario si rischia di moltiplicare la confusione.
Non ti viene il sospetto, per esempio, che facendo di tutta un’erba un fascio e buttando nel mucchio anche sperimentazioni che per quel che ne sai potrebbero essere avulse dai malanni che citi stiamo consegnando *anche* questa fetta di connettività nelle mani dei cattivi della situazione, che Internazionale ha per te così ben identificato? Già sta succedendo, leggi sopra: un’amministrazione che si stava montando la sua rete senza fili al di fuori della cerchia delle varie telecom, in modo locale e indipendente, installandosi i suoi banali router e access point sta decidendo di consegnare questo progetto nelle mani di quelle stesse telecom di cui hai letto tante disgraziate epopee. Non mi sembra un grande affare, a voler seguire alla lettera il tuo ragionamento.
Quanto alle bufale, mi sento di tranquillizzarti – almeno per quanto mi riguarda. Mi occupo di informazione in questo settore da un numero di anni sufficiente a riconoscerle piuttosto bene. 🙂
saverio
Set 17, 2008 -
vi invito a informarvi sull’attività di AEMcom e Comune di Cremona: offrono servizi d’accesso tramite hot spot WiFi nelle principali piazze, ai quali stanno aggiungendo internet point pubblici, mettendo così a disposizione dei cittadini e degli ospiti una rete integrata di punti d’accesso ad internet tramite hot spot wifi e postazioni di computer. Il servizio rispetta le normative vigenti, offre la possibilità di utilizzare anche la Carta Regionale dei Servizi, già diffusa in Lombardia, e non ha richiesto investimenti faraonici. In più è di semplice utilizzo: con una sola registrazione l’utente può utilizzare tutti i punti d’accesso convenzionati, WiFi e internet point. Attualmente il servizio è gratuito. Saluti a tutti. Saverio Morisi
felipegonzales
Dic 21, 2008 -
Ora ci sono 50 hotspot anche a Roma. vedi mio post
WiFi cittadine, ci ho ripensato » Sergio Maistrello
Apr 10, 2009 -
[…] caso pratico e che conosco bene, ovvero le sperimentazioni in corso a Pordenone (nei miei archivi: 1, 2, 3, 4, 5). E arrivati alla primavera del 2009, tre anni e mezzo dopo la comparsa dell’idea […]
Эммануил
Apr 13, 2009 -
Да уж Ну у вас либо талант писать, или это скопипастено откуда-то! 🙂
Il blog della Fondazione Gianni Pellicani » Reti wifi cittadine
Apr 17, 2009 -
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Copertura ADSL in Italia
Mag 26, 2009 -
[…] WiFi a Pordenone, occhiolino ai gestori mobili » Sergio Maistrello […]
Disaccordo Mutuale
Mag 29, 2009 -
Una cosa e’ certissima.
Che se devono spaccare le strade per metterci dentro I cavi, lo faranno SOLO dopo che e’ stato prima rotto ed aggiustato da quelli dell’acqua, poi bisognera’ farci una bella corsia per le biciclette, poi devono rompere quelli delle fogne.
Poi devono rompere di nuovo quelli dell acqua (una compagnia differente questa volta) xche’ e’ successo che… be’ questo non te lo diranno mai (e GUAI a domandargli) e cosi via finche’ FORSE potranno spaccare quelli dell’ ADSL che probabilmente romperanno le fogne, ma questo tanto non lo sapra’ nessuno per almeno 7 mesi quando l’ADSL non funzionera’ piu e comunque loro non saranno disponibili per commentare perche’ il responsabile o non c’e’ o ti sbatte la porta in faccia.
E si tira a campare.
пyпo
Giu 22, 2009 -
Да таков уж наш современный мир и боюсь наверное с этим ни чего нельзя поделать:)