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Tag: bali

Ottobre 1 2005

A Jimbaran i pescatori vendono il pesce di giornata sulla spiaggia: tu lo scegli che è ancora vivo, te lo cuociono al momento sulla griglia e lo puoi mangiare con le mani seduto sulla spiaggia, a un passo dalla risacca. Se arrivi abbastanza presto, fai in tempo a vedere il sole che s’inabissa nell’Oceano. Subito dopo è un tripudio di stelle disturbato, di tanto in tanto, dalle luci di avvicinamento dei jet in atterraggio al vicino aeroporto.

Stefania e io eravamo sulla spiaggia di Jimbaran quattro mesi fa, giorno più giorno meno. È stata una delle sere più romantiche tra quelle passate a Bali in giugno. Bali è l’isola che, al ritorno a casa, mi ha spinto a riflessioni molto radicali sul senso occidentale della vita. Bali, con tutto che di compromessi col turismo fa una ragione di sussistenza, è un’isola di mansuetudine, di serenità, di amore per il bello e per il semplice. Il modo in cui i balinesi sanno strapparti ogni giorno un sorriso nuovo usando soltanto un fiore ha del rivoluzionario.

Oggi sono stato fuori casa tutto il giorno. Sono rientrato, ho acceso la tv e ho sentito le notizie.

Mi si è stretto il cuore.

Giugno 23 2005

Limbo

Dici bene che è tempo di tornare alla realtà, di riprendere la vita di tutti i giorni. Io nemmeno riesco più ad accendere la tv senza sentirmi male. E poi a momenti ho il panico: sento tutto d’un tratto il capitalismo che ci sta franando addosso, lo vedo così chiaro ora che non riesco a capire chi ci abbia convinto a fare finta di nulla.

Fai il pieno per un mese di vita vera, delle emozioni che contano, degli affetti che ti riempiono la vita. Poi finisci per quindici giorni in un’isola di gente semplice, talmente semplice che forse ha capito qualcosa. Lì i lavori che si possono fare in dieci, e che da noi si fanno in cinque, lì li fanno almeno in venti. Lì la gente sorride la mattina, sorride il pomeriggio e sorride la sera. Sorride anche quando non li guardi. Arrivi e pensi che abbiano tanto da imparare; parti e sei convinto che quello che potrebbero insegnare è ben di più.

E nel frattempo leggi Terzani, che nel suo ultimo libro viaggia con la mente e con il corpo tra le civiltà. Accumuli confronti su confronti, ma i conti non tornano: perché è pur sempre nel tuo mondo che alla fine dei conti vorresti vivere, ma il tuo mondo ti sembra aver perso completamente il senso della misura e della decenza. E del bello.

È di questo che ti rendi conto, quando stacchi la spina: che siamo drogati, completamente assuefatti a un mondo artificiale. I mondi artificiali sono bellissimi: non si rompono mai. Ma il nostro mondo imperfetto era ancora più bello, ed era tutto nostro, solo che siamo talmente storditi da badilate imperterrite di marketing che non ce lo ricordiamo nemmeno più. Corriamo avanti come matti, ma la meta stava alle nostre spalle ed era così facile da raggiungere. Ma che cosa fai, quando sei lì in mezzo, il bastian contrario che va contromano o segui la corrente?

Facciamo così. Io me ne sto in disparte ancora un po’.