Sia chiaro, oggi ci ho messo anch’io del mio, dunque farei meglio a tacere. Però ora basta compiangerci, su. Sì, ok, con un Obama davanti che ti sprona vien tutto più facile. Fortunati gli americani e disgraziati noi, d’accordo. E di Obama ne nasce uno ogni cinquant’anni in tutto il mondo, forse. Poi noi qui abbiamo il governo che abbiamo e l’opposizione che abbiamo, va bene. Però: Obama è stata la scintilla, il gas ce lo hanno messo i cittadini americani no? Non parlo solo delle elezioni, parlo di tutto quello che la campagna di Obama ha fatto nell’anno e mezzo precedente. Possiamo almeno cominciare a lavorare sul combustibile, non vi pare?
Benché, come molti, abbia subito il fascino di quei due o tre momenti di grazia a misura di fotografi e telecamere (il comizio sotto la pioggia in jeans e scarpe da tennis, soprattutto) o la disinvoltura con cui ha acceso costellazioni di presenze online, quel che più ho apprezzato di Obama fin qui è l’essenza del suo appello al cambiamento. Che non è stato solo – lo scrivevo già oggi – un “aiutami a costruire il mio progetto, fammi vincere le elezioni”, ma piuttosto un “datti da fare per migliorare il tuo mondo, rimetti in moto il tuo senso civico, fatti venire idee per migliorare la vita della tua famiglia, della tua città, della tua nazione, assumiti le responsabilità che ti spettano per il fatto stesso di stare a questo mondo e, se ti va, condividile con noi e lavoriamoci insieme”. Tanto più ha funzionato, in America, quanto più sembrava fosse un esercizio di stile che mai sarebbe stato premiato con una vittoria concreta. Ci hanno provato, han visto che succedeva qualcosa, ci han preso gusto.
Ecco, questo potremmo già farlo, no? Molti già lo fanno, qualcuno ci prova, qualcuno non sa da dove cominciare. Ma per lo più ci fa comodo mascherarci dietro all’idea che siccome siamo governati da un manipoli di vegliardi fuori dal tempo (e spesso anche della decenza) non ha senso impegnarsi. E anzi, siamo quasi autorizzati a dare il peggio di noi. Forse dovremmo smettere di pensare alle elezioni. Forse dovremmo smetterla di perdere tempo dietro alla mediocrità di chi ci rappresenta. Forse dovremmo pensare di cambiare quello che possiamo nel nostro piccolo e a come possiamo unire sforzi contigui per salire un po’ per volta di livello. Se qualcosa stiamo imparando da Internet e dalle reti sociali, questo è che l’innovazione può sgorgare in ogni momento da ogni punto e che la spinta è tale solo se è sostenuta dal basso. Il basso, il livello base, quello da cui tutto inizia è ciascuno di noi. Se non comincia nulla è anche colpa nostra, per definizione.
Come tutti, per formazione civica/scolastica/istituzionale, sono stato convinto a lungo che per cambiare le cose sarebbe servito un grande leader. Ci ho messo anni per arrivare all’idea che il leader il più delle volte non arriva oppure è affaccendato altrove. Ma soprattutto che l’unico modo che abbiamo a disposizione per cambiare il mondo è lavorare su noi stessi e sull’esempio che per il solo fatto di esistere e fare cose forniamo a chi ci bazzica intorno. Avere un figlio, in questo senso, è straordinariamente utile: fin da piccolissimo è lo specchio dei tuoi difetti, te li spiattella sotto il naso in continuazione (ed è per questo, forse, che ci si arrabbia tanto coi bambini). Educare un figlio significa per lo più educare te stesso a dare sempre il meglio, senza sconti o giustificazioni. È una terapia che consiglio a tutti.
Quindi? Quindi non lo so. Ma forse non dovremmo stare qui a compiangerci e ad aspettare il nostro Obama. Potremmo invece – yes, we can – ricavarne nuovo vigore nel seminare buone idee a fondo perduto. Nel connettere le nostre buone volontà in rete. Nel condividere le idee che ci passano per il cervello. Nel collaborare affinché circoli combustibile. Che non si sa mai da dove può arrivare la prossima scintilla.
valerio fiandra
Nov 5, 2008 -
Molto d’accordo. Molto. Grazie, ciao.
Tiziana Ferrando
Nov 5, 2008 -
Ben detto!
Mariela De Marchi
Nov 5, 2008 -
La tua riflessione è molto sensata, Sergio. Lamentarsi è, infatti, inutile. Non bisogna aspettare che ci sia la massa critica per agire, bisogna farlo sempre e comunque, perché è la cosa giusta da fare.
Quanto ad allevare figli, fa bene senz’altro – ne ho due e so a cosa ti riferisci – ma ci sono anche persone senza figli molto in gamba, che imparano dei propri errori e vivono in modo critico ogni istante della vita.
Nicola Mattina
Nov 5, 2008 -
Ovviamente non posso che essere d’accordo anche io. Vorrei sottolineare una cosa che mi è venuta in mente in merito alla slogan. Per Obama è Yes, We Can ossia “Noi possiamo”. Per Veltroni diventa “Si può fare”. La differenza forse sta tutta qua!
luciano bubbola
Nov 6, 2008 -
Sarò scettico per natura (e anche un po’ prevenuto con i politici di professione e con le loro campagne elettorali milionarie… in dollari o in euro!), ma io attendo Obama alla prova dei fatti:
1) Iraq e Afghanistan;
2) crisi dei mutui americani (o ‘subprime’);
3) la cosiddetta ‘democrazia d’esportazione’ mondiale.
Attendiamo con pazienza se c’è un vero ‘New Deal’ o se si tratta dell’ennesima ‘clintonata’ (Do you remember Serbia’s war?).
In attesa
Saluti
Luciano Bubbola
Sergio
Nov 6, 2008 -
@valerio, tiziana, mariela, grazie 🙂
@nicola, sai che non ci avevo mai pensato? hai ragione, fa tutta la differenza del caso (vabbé, poi c’era l’assonanza con la canzone di branduardi, suoona più italiano, ma non toglie)
@luciano, né più né meno di qualunque altro presidente. con in più la certezza che su tutti gli altri candidati avrei avuto una lista ancora più lunghe di attese alla prova dei fatti. intanto guardiamo al buono di quel che è successo, senza sminuirlo (né per contro esaltarlo) troppo.
antoniocontent
Nov 6, 2008 -
un post bello e costruttivo, sergio, come al solito…
@luciano – va bene lo scetticismo, basta che non sia un’alibi per rimanere con le mani in mano, a guardare e continuare a subire
a
YouON
Nov 6, 2008 -
Un buon esercizio per cominciare a smettere di fare i piangina (dopo aver dato uno sguardo a chi sta veramente male) forse potremmo evitare i pre-post “qui in Italia fa schifo”, “noi non abbiamo Obama”, ecc …
Per il resto mi trovi assolutamente in accordo con il tuo pensiero 🙂
Sergio
Nov 6, 2008 -
@youON, i pre-post tracciano il contesto e spiegano le premesse. ma ricevuto, grazie. 🙂
luciano bubbola
Nov 6, 2008 -
@ Sergio
è giusto quello che dici, tuttavia a integrazione delle tue tesi di ‘giusta attesa’ (e non di attendismo) aggiungo alcune aride, ma significative cifre:
a) 1,55 miliardi di dollari il costo della campagna elettorale americana (“passerà alla storia come la più cara del mondo”);
b) Obama ha speso 639 milioni di dollari;
c) McCain 360 milioni di dollari.
Le fonti sono prese da ‘il manifesto’, 6 novembre 2008, p.7… altrimenti sembro un ‘mcaniano’ doc.
Scusa l’aridtità dei numeri, ma a volte dicono più di tante vuote parole e di impossibili promesse: è la forza delle idee o quella dei soldi?
Saluti
Luciano Bubbola
Sergio
Nov 6, 2008 -
sul fatto che la campagna elettorale (americana, ma non solo) costi uno sproposito, sono d’accordo con te luciano. sulle cifre, farei attenzione: temo confondano i fondi raccolti con quelli spesi; ma poco importa. sulla dicotomia forza dei soldi/forza delle idee, almeno in questo caso, trovo ci sarebbero degli importanti distinguo da fare. ma non era questo il punto, mi pare. per una volta da un sistema malato (non ci piove) esce una novità interessante e che potrebbe iniziare a migliorare le cose. chiaro che quella novità è stata eletta secondo le regole dello stesso sistema malato che si vuole guarire, al momento non ci sono alternative. io non mi aspetto miracoli, per ora mi accontento di una tendenza positiva
jacktisana
Nov 7, 2008 -
quoto in particolare questo passo
“…forse dovremmo smetterla di perdere tempo dietro alla mediocrità di chi ci rappresenta. Forse dovremmo pensare di cambiare quello che possiamo nel nostro piccolo e a come possiamo unire sforzi contigui per salire un po per volta di livello. Se qualcosa stiamo imparando da Internet e dalle reti sociali, questo è che linnovazione può sgorgare in ogni momento da ogni punto e che la spinta è tale solo se è sostenuta dal basso. Il basso, il livello base, quello da cui tutto inizia è ciascuno di noi. Se non comincia nulla è anche colpa nostra, per definizione.
Come tutti, per formazione civica/scolastica/istituzionale, sono stato convinto a lungo che per cambiare le cose sarebbe servito un grande leader. Ci ho messo anni per arrivare allidea che il leader il più delle volte non arriva oppure è affaccendato altrove. Ma soprattutto che lunico modo che abbiamo a disposizione per cambiare il mondo è lavorare su noi stessi e sullesempio che per il solo fatto di esistere e fare cose forniamo a chi ci bazzica intorno. Avere un figlio, in questo senso,…”
sono assolutamente d’accordo!!!
in particolare, rispetto alla situazione economica, politica, finanziaria e sociale, per cambiare veramente qualcosa possiamo SOLO agire in prima persona, come: una grande oportunità è espressa nel progetto ArcipelagoSCEC.
permettete due citazioni dal sito di Pierluigi Paoletti (centrofondi.it), presidente di arcipelagoSCEC (arcipelagoscec.org):
“Non cambierai mai le cose combattendo la realtà esistente. Per cambiare qualcosa , costruisci un modello nuovo che renda la realtà obsoleta” (Buckminster Fuller)
“L’economia dovrebbe esistere solo per garantire a tutte le persone ciò di cui hanno bisogno” (Manitonquat)
quindi, usando le tue parole: smettiamola di perdere tempo dietro alla mediocrità di chi ci rappresenta, SCEC our LIFE!!!
Marco of course JT
* Madama Butterfly
Nov 7, 2008 -
Ciao Sergio,
ho letto quello che hai scritto di Obama su Apogeonline e mi hai ispirato una serie di riflessioni. Visto che ti ho citato volevo segnalartelo.
Il post lo trovi a questo indirizzo
http://cafedesignorants.wordpress.com/2008/11/07/iab-forum-2008-il-miglio-verde-del-10/
saluti
* Madama Butterfly
Piervincenzo
Nov 7, 2008 -
Quoto totalmente. En passant, detto tra naoniani, le tue parole glocalmente valgono anche a glossa della surreale vicenda di questi giorni a proposito dell’ospedale…
luciano bubbola
Nov 9, 2008 -
“Non ci saranno guerre di civiltà perché ne rimarrà una sola, la nostra. Ma è all’interno di questa che avverrà lo scontro più drammatico e violento: fra le élites dominanti fautrici della modernità e le folle deluse, frustrate ed esasperate, di ogni mondo, che non ci crederanno più, avendo compreso, alla fine, che lo spirito faustiano, lo spirito dell’Occidente, opera eternamente il Bene ma realizza eternamente il Male.” (Massimo Fini, ‘Il vizio oscuro dell’Occidente. Manifesto dell’Antimodernità’, Marsilio Editori, Venezia 2002, p. 69)
E’ il pensiero conclusivo del libro citato di Massimo Fini… pensiero quanto mai profetico e attuale, anche dopo l’elezione di Obama e il primo ‘ammonimento’ all’Iran.
Saluti
Luciano Bubbola
gigicogo
Nov 10, 2008 -
Infatti, educare un figlio è una terapia. E lo è soprattutto per se stessi. Spesso ai figli dobbiamo dire di no, e questo a loro non piace. Ma noi sappiamo che li aiuta a crescere.
La politica ammicca l’elettore e dice sempre di si. Specialmente in campagna elettorale. Poi, per far crescere il sistema paese, deve imparare a dire anche di no, specialmente alle lobby, ai privilegi e agli opportunisti.
Ed è qui che vedremo lo spessore vero di Obama e del suo staff. Il resto è stata una stupenda lezione di comunicazione virale. Decine di migliaia di volontari e di donatori che hanno scelto di fare da soli e di non farsi calpestare dai mediocri.
Fed’s Bolsoblog : Trenta e quaranta
Nov 30, 2008 -
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