Nell’ultimo paio di mesi ho giocato con Facebook un po’ più del solito, col desiderio di mettere a fuoco oltre agli innegabili motivi di interesse (un contenitore sociale da 500 milioni di persone è interessante per definizione) anche i motivi per cui questo social network continua a essermi spesso, nonostante tutto, indigesto. Naturalmente l’ho osservato con gli occhi di chi è già abituato alla condivisione e all’espressione online, immagino che questo vizi in partenza lo sguardo. Un po’ per volta sto cominciando a dare il nome ad alcune sensazioni che mi mettono spesso a disagio. Nulla di tale, per ora, solo appunti in corso d’opera e che condivido nel caso qualcuno avesse da aggiungere o ribattere.
- Facebook non ha memoria. Non ha il valore della memoria, l’interesse di conservarla e valorizzarla. Puoi scorrere e scorrere e scorrere i contenuti di una bacheca, ma il contenitore è fatto sostanzialmente per il qui e ora. Premia e valorizza in modo eccellente la socialità d’istinto, scoraggia la conoscenza profonda. Se vuoi ritrovare un contenuto di qualche settimana o mese prima non hai che da scorrere per ore, nessuna scorciatoia ti assiste. Lo stesso motore di ricerca interno è più focalizzato sul reperimento di persone, piuttosto che di contenuti, e ha ampie zone di ombra che non sembrano nemmeno indicizzate). Questo è interessante, perché al contrario delle forme di socialità digitale preesistenti (nei blog, ma anche in molti social network ancora popolari) sulla memoria si fondano, per esempio, l’identità e la reputazione. Facebook favorisce come nessuna comunità web in precedenza l’uso del nome e cognome, ma non la costruzione di una storia pubblica e condivisa dei suoi utenti.
- Facebook regge a fatica la scalabilità dei gruppi sociali. Benché faccia notizia soprattutto per gli alti numeri di aderenti a cause comuni di ogni genere, più il numero di partecipanti a un gruppo, a una pagina o a un profilo personale diventa elevato, più facile è perdere il filo (anche in virtù di quanto detto a proposito sulla memoria). Maggiore è la partecipazione, più difficile è che ci sia un reale confronto e una possibilità di sintesi. Anche nei gruppi di protesta più nutriti le persone parlano spesso da sole o in gruppetti molto ristretti, come se effettivamente si trovassero per strada durante una manifestazione di massa. Facebook è adeguato per gruppi contenuti oppure gruppi ampi ma composti da persone molto ben educate all’espressione in spazi sociali digitali (e dunque sintetiche, rispettose del contesto e sensibili allo scopo, prima ancora che all’espressione di sé). Più spesso, Facebook incoraggia le leadership e la creazione verticale del consenso, facendo fare al web reticolare un passo indietro verso la gerarchia.
- Facebook costringe chi lo usa ad adeguarsi alla sua logica. Vale per tutti i social software, ma nel caso di Facebook si tratta di una logica particolarmente rigida e macchinosa. Quasi nulla si può trasformare: puoi creare oppure cancellare, non riusare, trasferire, evolvere. Se apri un “profilo” senza sapere che associazioni o aziende o marchi dovrebbero usare lo spazio “pagina”, se hai raggiunto il limite massimo di contatti, se la natura del tuo spazio s’è evoluta, puoi solo adeguarti ai limiti imposti dal servizio oppure ricominciare tutto da capo. Ricominciare da capo significa però ricostruire da zero la rete sociale, che è un po’ come cambiare acquario dovendolo riempire con un bicchierino da liquore. Oppure mantenere due o più acquari contemporaneamente. Non c’è un modello di base con una serie di etichette interscambiabili, ci sono invece percorsi obbligati pensati su entità generiche e standardizzate, che non aderiscono quasi mai con le peculiarità del caso specifico e che una volta imboccati non possono essere più rimessi in discussione. Sono scelte legittime di gestione del servizio ed evidentemente sono scelte che non turbano buona parte dei milioni di iscritti. Eppure l’ipertesto sociale ci ha abituati ad avere sempre una via d’uscita, mentre navigando in Facebook si ha spesso l’impressione di imbattersi in vicoli ciechi.
- Facebook si spiega male. Le poche impostazioni che un iscritto può adeguare ai propri desideri (i famigerati controlli sulla visibilità dei contenuti e sulla privacy delle informazioni condivise, per esempio) sono quanto di più macchinoso, non univoco e inusabile si sia visto sul pianeta social networking, nonostante ci abbiano rimesso le mani più volte. Benché tu faccia scelte consapevoli, una volta chiusa la pagina ad hoc sei già lì che ti chiedi in fin dei conti chi può vedere che cosa tra i tuoi amici, gli amici dei tuoi amici e il resto del mondo. E anche quando credi di aver adeguato tutto al tuo personale stile di condivisione, scopri che una certa tua foto non si vede perché è sì un’immagine, ma caricata dal cellulare e dunque appartiene a un sottoramo di scelte a cui non avevi prestato sufficiente attenzione. Il pannello di controllo delle personalizzazioni è disperso in almeno tre ambiti differenti: non so voi, ma io comincio sempre dal link sbagliato. Penso spesso di non essere completamente in target rispetto alle aspettative ideali di Facebook, eppure mi chiedo quanti si sentano effettivamente a loro agio con i controlli (e con la disposizione dei controlli) che questa piattaforma mette a disposizione.
Post scriptum. Curiosa coincidenza, nel momento in cui ho terminato di scrivere questo testo l’aggregatore mi ha proposto quest’articolo, Perché Facebook non ci piace, dal quale emerge che Facebook è sì popolarissimo, ma è considerato al tempo stesso una piattaforma poco soddisfacente. Mi sembra un segnale interessante. Il punto per me resta, tuttavia, non tanto capire se Facebook ci piaccia o meno, ma perché e in quale misura Facebook sia differente dai social media che l’hanno preceduto, perché ottenga tanto successo (oltre al motivo più scontato: ha superato la massa critica, ci sono le persone, le persone vanno dove trovano altre persone) e quali conseguenze tutto ciò comporti sulla costruzione e sull’evoluzione della nostra socialità online.
Luca
Ago 16, 2010 -
Superficialità… mancanza di scalabilità…. eccessiva complessità!! Facebook, come hai giustamente riassunto tu, ormai ottiene successo solo per aver superato la massa critica, quindi diventa contenitore di “persone” solo perchè è di moda, perchè ci vanno tutti o ci sono già tutti!
Ovviamente magari possono nascere (o esistono già, vedi Twitter) social molto più funzionali e “puliti”, ma che difficilmente raggiungeranno queste vette… ma forse questa può essere una benedizione, perchè quantomeno ci permette di riservare un “social world” tutto nostro.
Luciano61
Ago 16, 2010 -
Un’altra ‘oasi nel deserto’ della vera e seria comunicazione…
E i ‘polli’ ci cascano, pur di pubblicare le loro anonime foto!
Marco Ficarra
Ago 16, 2010 -
FB funziona perché, in modo ingannevole, pone al centro dell’attenzione te stesso. Circondato dagli amici, così ogni volta che si scrive un post abbiamo la sensazione di aver comunicato con tutti i nostri amici. Poi se qualcuno segna il “mi piace” siamo certi di averlo fatto. Quindi abbiamo la sensazione di parlare con il cuore con tutti gli amici, 100, 500, 5000 e la fortuna di non farci coinvolgere quando sono gli altri a parlare. Gli altri non se ne accorgono e se non vogliamo essere scortesi click su “mi piace” e tutto è superficiale come prima.
Sergio
Ago 16, 2010 -
@Luca, un “social world tutto nostro” mi fa un po’ paura 🙂
@Marco Ficarra, tutti i social network mettono al centro il singolo iscritto e gli costruiscono sopra una rete sociale, è un fondamento costitutivo, funzionano così. La nostra socialità funziona così, al di là della rete. Poi come uno vive tutto questo e se ne serve è un altro paio di maniche.
Marco Ficarra
Ago 16, 2010 -
@Sergio Certo tutti i SN mettono al centro la persona, ma su FB hai una maggiore sensazione che tutti siano attorno a te ad ascoltarti. Ho chiesto a diverse persone come usano FB e in molte ho notato la non consapevolezza che i loro post potessero passare inosservati o non letti. Poi sia associazioni o piccole imprese non percepiscono questo limite così piuttosto che aprire un sito, un blog e comunicare con il mondo preferiscono quel numero ristretto di amici su FB.
I difetti di Facebook – manteblog
Ago 16, 2010 -
[…] post di Sergio su molte delle cose che non vanno a Facebook. Facebook non ha memoria. Non ha il valore […]
Luca Conti
Ago 16, 2010 -
Ti consiglio la lettura di Facebook Effect. Si capiscono tante cose analizzando la storia in cui è nato ed è evoluto Facebook
Mamma Imperfetta
Ago 16, 2010 -
Io lo uso molto, per i miei rapporti “personali” (o impersonali?), per lavoro, per passione.
Su FB chiacchiero, condivido con amici in Costa Rica/Gran Bretagna/Canada/Giappone, su FB (oltre che su ff, che però non amo particolarmente perchè lo trovo faticoso come un neonato e, ormai, una nicchia per persone che parlano tra loro come in un forum) mi aggiorno da un punto di vista professionale, su FB gestisco la page aziendale e quella del blog, insomma sul mio PC (non ho detto Mac, ho detto PC LOL) FB è sempre aperto.
Condivido la macchinosità (io spesso uso il profilo aziendale per vedere quello che un utente qualsiasi di FB può effettivamente visualizzare delle mie millemila condivisioni (foto dei bimbi comprese).
Condivido anche la rigidità e, soprattutto, standing ovation alla mancanza di memoria. Qualche tempo fa avevo cercato (e trovato) un sito che ricostruiva la tua storia su FB con gli status degli ultimi due anni e mi sono sentita ricca.
Ciao Sergio, un bacio a G&G.
S.
db
Ago 16, 2010 -
Altro difetto non trascurabile, che si lega in parte a “Facebook si spiega male”, è una certa opacità (mancanza di trasparenza e limpidezza) nel definire alcuni aspetti delle proprie policy, o nel riconoscere “bug” legati a determinate dinamiche: non è raro che vengano rimossi contenuti senza motivo esplicito, o senza che venga data spiegazione all’autore, così come spesso accade che due utenti un tempo “amici” si ritrovino sconnessi, senza alcun intervento da parte dei diretti interessati.
Eleonora
Ago 17, 2010 -
Per rispondere all’ultima domanda, secondo me invece la popolarità di Facebook nasce proprio perché ha raggiunto la massa critica. L’ha raggiunta in maniera intelligente però: partendo dalle università, da circoli molto limitati di persone parecchio simili fra loro, ha creato un ambiente ovattato che si differenziava molto dai social network disponibili al tempo. Da notare per esempio l’uso di nome e cognome al posto di un nickname come invece si usava e tuttora si usa su quei siti che erano predecessori di Facebook.
Questo senso di “realtà virtuale reale” l’ha reso molto popolare agli inizi, quando era limitato. Abbastanza da renderlo un fenomeno che, una volta aperto anche agli amici delle superiori/medie/scout/parrocchia/parenti, era ormai già irrinunciabile, grazie anche al senso di “esclusiva”. Se non ricordo male per l’Italia per esempio, l’accesso fu garantito prima solo agli studenti della Bocconi, e solo dopo agli altri universitari (solo di atenei riconosciuti da Facebook, e il processo per far riconoscere il tuo ateneo era alquanto lento). L’apertura generale venne ancora dopo.
ELISABETTA
Ago 17, 2010 -
Trovo che questo (come probabilmente altri) social network sia piuttosto superficiale, per gente che vuole solo mostrare … quello che fa, quello che vuole che gli altri pensino di lui/lei. Mi ci metto anche nel mucchio, io come molti altri sono entrata per curiosità, per sapere che cosa fosse Fb, ma trovo che il suo difetto più grosso sia la superficialità, la mancanza di contenuti veri … solo pochissimi elementi si differenziano ed hanno davvero qualcosa da dire, da condividere con gli altri e per cui valga la pena di perderci tanto tempo. Parliamo di Amici, dimenticandoci cosa questo significa veramente .. ma probabilmente è solo lo specchio della nostra attuale società.
Roberta Gozio
Ago 17, 2010 -
ohhh…finalmente qualcuno che la pensa come me, son contenta e soddisfatta…complimenti molto interessante il suo scritto!
Real life | Webeconoscenza
Ago 17, 2010 -
[…] numeri ma che ancora ha un anima. Già, questa comunità è strana, vorrebbe socializzare con dinamiche consolidate e non lasciarsi ammaliare da Facebook come fanno ormai i tamarri e i vips […]
Bookmarks for August 15th through August 17th | FridayNet
Ago 17, 2010 -
[…] I difetti di Facebook » Sergio Maistrello – "Facebook non ha memoria." e "Facebook regge a fatica la scalabilità dei gruppi sociali." […]
Riccardo Campaci
Ago 17, 2010 -
Facebook? è normale abbia questi “difetti”; è una social network che assimila diversi flussi di coscienza. Per definizione non deve avere memoria, non deve essere scalabile. Per il resto, essendo un canale di marketing come tanti altri, ci costringe ad adeguarci e ci mantiene nella nebbia.
Non fa una grinza
evilripper
Ago 17, 2010 -
il fatto che facebook non abbia memoria è il problema maggiore per l’utente ma non per fb anzi per lui sono soldi spesi in meno nei datacenter, a fb non importa una cippa di quello che scrive l’utente a lui importa solo il LIKE! 😀
Cmq complimenti per questa analisi sui difetti di fb e aggiungerei che anche il sistema di api per fare i plugin è bello confusionario e cambia in continuazione! -_-
ps
un lato positivo:
da quando fb ha preso piede in italia vengo a conoscenza di molti più eventi e permette a tutti di organizzare qualsiasi cosa (dalla partita a calcetto a una vacanza) senza dover stare a impazzire al cellulare… 😀
Matteo De Felice
Ago 17, 2010 -
Una bellissima riflessione, soprattutto sulla memoria. Pensavo che FB avrebbe fatto da un momento all’altro questo passo in avanti, migliorando il motore di ricerca interno e _magari_ creando un sistema di tag in stile Twitter. Ad esempio se volessi vedere gli update dei miei amici su FB riguardo la parola “ristorante” oppure vedere i link che hanno condiviso (una vera ricchezza di contenuti) vorrei poterlo fare in maniera immediata. A quel punto FB potrebbe anche quasi sostituire Google visto che invece di cercare “ristorante giapponese a Roma” sul motore di ricerca google potrei farlo su FB, preferendo i consigli dei miei amici (e magari amici di amici).
My web 2.0 » Blog Archive » Slideshare e l’offerta freemium
Ago 17, 2010 -
[…] I motivi per i quali attribuisco tutta questa rilevanza a Slideshare sono legati ai contenuti: sono persistenti, sono ricercabili e sono di qualità elevata. Tanto per fare un paragone, un servizio come Facebook ha poca memoria e di bassa qualità, come osserva correttamente Sergio. […]
My web 2.0 » Blog Archive » Slideshare e l’offerta freemium
Ago 17, 2010 -
[…] I motivi per i quali attribuisco tutta questa rilevanza a Slideshare sono legati ai contenuti: sono persistenti, sono ricercabili e sono di qualità elevata. Tanto per fare un paragone, un servizio come Facebook ha poca memoria e di bassa qualità, come osserva correttamente Sergio. […]
emmanuel
Ago 17, 2010 -
ottimo articolo. l’idea che facebook abbia pro e contro in effetti ce l’ha chi si fa delle domande, invece, a coloro che ingenuamente non si interessano troppo di storicità, ricerche per parole specifiche, privacy, alla fine non importa. La maggior parte di questi utenti lo vedono come una vetrina in cui farsi belli e dar sfogo al proprio ego, e per fare in modo che si abbia un rotorno visitano anch’essi altre vetrine.. poi “amici”, quelli veri sappiamo bene che non sono in un numero elevato. è un social network della convenienza, poco sicuro e come dite tutti, superficiale.
Forse lo dico perchè non mi sta molto simpatico ( mi sono cancellata ) a causa di uno stalker che ha iniziato ad aggiungere amici di amici per poi trovare me. Chiaramente ho avvisato – alla faccia della privacy – chi di dovere, allertato polizia ( perchè non era solo su facebook che mi cercava ) etc.. e mi son cancellata, così un po’ per proteggere i miei amici e le persone che mi vogliono bene davvero ho preferito evitare che questa persona si avvicinasse a loro. è un caso, ok. ma se le impostazioni della pricavy fossero state differenti o se non servisse una semplice email per esser trovati allora.. 😉 non conosco lo stato attuale delle impostazioni della privacy, anche perchè non è che fb mi abbia privato poi di chissà quale strumento, ma l’essermi cancellata mi ha sicuramente aperto gli occhi sul tempo che ci stavo sprecando.. pazzesco. ora quando vedo alcuni dei miei amici che qualsiasi cosa fanno devono farci uno status o fare un report dettagliato di spostamenti, mandare foto o altro penso che senso ha.. dov’è il gusto di star vivendo una cosa, se la stai già mostrando a tutti, ogni 10 minuti. non si vive più, così.
Insomma diciamo anche che non è che questo pensiero mi attanagli la notte però mi fa riflettere, questo si, su quanto sono cambiati i valori e l’importanza di far vedere più che essere, lungi da me poi fare di tutta un’erba un fascio. In questi 500 milioni di utenti spero ( e credo ) non ci saranno solo persone ossessionate dal farsi vedere o dall’andare a curiosare )
Ho scritto un romanzo non un commento, sorry.. per le cose positive non mi dilungo: con facebok puoi interagire con persone che non puoi vedere per limiti di tempo e spazio, è un ottimo strumento per comunicarci, per scoprire eventi, partecipare, dimostrare, condividere interessi e accendere discussioni, e per lo svago, perchè no.. insomma, per delle cose lo salverei, ma i miglioramenti si possono fare, decisamente quindi condivido il tuo articolo..
L’Umanista Informatico secondo me: storia di un matrimonio felice : Panzallaria – blog di panza
Ago 17, 2010 -
[…] anche oggi, oltre all’interessantissima analisi su Facebook (da giorni stavo pensando anche io di fare il punto sulla mia personale evoluzione nell’uso […]
Filippo
Ago 17, 2010 -
Se non ci fosse stato facebook non avrei letto questo blog 🙂
Facebook piace…poco « babilonia
Ago 17, 2010 -
[…] 4 anni al mondo dei blog. Da circa 1 sono anche su Facebook. Non posso non condividere questa bella analisi sul tanto famoso social. Technorati Tag: Social […]
ELISABETTA
Ago 18, 2010 -
A PROPOSITO DELLE IMPOSTAZIONI DELLA PRIVACY E DELLA DIFFICOLTà DI CAPIRCI QUALCOSA, HO PROVATO A CAPIRE QUALI FOTO SI POSSONO CARICARE … NEL SENSO SE HO UNA FOTO MIA CON ALTRI AMICI, LA POSSO PUBBLICARE O QUALCUNO POTREBBE AVERE DA RIDIRE? BEH, HO CERCATO QUESTA RISPOSTA, MA NON L’HO TROVATA A CONFERMA DI CIò CHE è STATO DETTO. QUALCUNO SA RISPONDERMI? GRAZIE
I difetti di Facebook » Sergio Maistrello « Note in rete
Ago 18, 2010 -
[…] I difetti di Facebook » Sergio Maistrello Di admin I difetti di Facebook » Sergio Maistrello. […]
Piervincenzo
Ago 18, 2010 -
Volendola mettere in un’immagine: l’iper-socialità sfocia nella de-socialità.
meshell
Ago 18, 2010 -
concordo pienamente!
vanna marinozzi
Ago 19, 2010 -
Forse facebook è superficiale, senza forse, ma fa moltissima compagnia. Tanta. E’ la piazza per potersi incontrare anche solo per pochi istanti. Oggi come oggi questa cosa è un Valore. Per lo meno per me. Ex blogger.
Fb mi diverte molto. E non mi piace criticare cose che mi piacciono e sono anche creative e per tutti e non solo per una nicchia di persone che hanno avuto il coraggio per primi di dire la loro. Tutti hanno da dire qualcosa e fb ha permesso a tante tantissime persone timide timidissime preparate meno preparate di qualsiasi età di potersi esprimere e questo è un Valore semza prezzo! per me lo è sicuro!!!!
Flussi e riflussi « mattiaq
Ago 19, 2010 -
[…] un commento » A proposito del post di Maistrello I difetti di Facebook di qualche giorno fa e già abbondantemente commentato in rete, volevo solo segnalare come proprio […]
Massimo
Ago 20, 2010 -
Dato l’interessante argomento e la sostanziosa discussione di ogni salsa da parte di tutti aggiungo brevemente la mia approvazione per questa ipocrisia di FB e comunque dei social network generici ovviamente se messa dal giusto punto di vista.
Insomma se si entra nei social network come FB o altri per crearsi una comunità non c’è niente di più innaturale e socialmente alterato , per non parlare degli effetti sulla persona a livello interpersonale mentre cerca di stare a galla e mostrarsi portando lontano i dispiaceri e la negatività quotidiana.
Approvo invece se usato con parsimonia sopprattutto , per come ha scritto qualcuno tra le risposte , in ambito lavorativo mettendosi in comunicazione facilmente nelle rete dei colleghi.
Per il resto non approvo l’omologazione che si sta venendo a creare attraverso queste tecniche secondo il mio modesto parere.
tonia
Ago 21, 2010 -
all’inizio ero molto critica verso fb, poi ho aperto il mio profilo per curiosità, avevo bisogno di capire e anche perchè speravo potesse darmi l’opportunità di ritrovare degli amici veri del mio passato che non riuscivo a rintracciare, ne ho ritrovate due, con grande gioia. Sono del parere che ogni cosa si faccio nella propria vita non deve diventare fanatismo,tutto con equilibrio.Fb oggi mi permette di comunicare, di avere scambi culturali e di condividere momenti di gioia e non con amici veri o con quelli conosciuti su fb, per il resto vivo la mia vita “reale”, tra tanto lavoro, amicizie, famiglia, lettura, tutto come prima, fb non mi ha sostiutito nulla e non mi coinvolge al punto di modificare le mie abitudini, priorità e veri valori…”praticamente, non è fb che gestisce me,ma sono io a dare a esso quello spazio dovuto nella mia vita…
Condivisione nell’era dell’internet « jacktisana
Ago 22, 2010 -
[…] Un professionista come Sergio Maistrello ne ha scritto da tempo ma ultimamente è ritornato a rifletterne sul suo […]
I link della settimana | Montaigne
Ago 22, 2010 -
[…] I difetti di Facebook – Sergio Maistrello […]
David Di Tivoli
Ago 23, 2010 -
Ha funzionato perchè è stato praticamente il primo ad incoraggiarti ad inserire Nome e Cognome e non un nickname, invogliando gli utenti a cercarsi.
Tra l’altro, è il regno dei voyeurs, perchè ti permette di “spiare” chiunque senza che lui/lei lo sappia. Questo porta gli utenti a girare e girare nei profili altrui (e ad aggiungere anche gente che non si conosce), senza l’ansia di passare il messaggio “se lo visito lo sa, non mi va di dargli soddisfazione”. Una mossa secondo me furbissima, ed evidentemente vincente.
Jasy
Ago 24, 2010 -
Molto interessante. Io combatto la superficialità di FB facendo una selezione degli amici, lasciando stare chi conosco a malapena. Sinceramente, diffido un po’ da chi ha 150+ amici, la ritengo una mossa di autopromozione che forse ha fondamento per chi vive di popolarità, ma in altre circostanze è superficialità pura.
Lo trovo invece utile per il lavoro, per tenere aggiornato il pubblico senza invadere la casella della posta elettronica con le newsletter.
Due letture su Facebook: pubblicità e comportamento
Ago 26, 2010 -
[…] secondo articolo è un ottimo spunto di riflessione di Sergio su come Facebook privilegia alcuni aspetti nella sua […]
Arnaldo
Ago 26, 2010 -
Affianco all’acuto articolo qualche considerazione.
Sono un utilizzatore saltuario di Facebook, che non conosco in modo approfondito e neppure io digerisco con facilità.
La valutazione che ne do dipende dalla prospettiva nella quale lo considero. Immagino Facebook come un elenco telefonico arricchito. Ci si trovano persone, e con queste si scambia qualche battuta. È un luogo di incontro e di approccio. Ha una grandissima estensione ed un ridottissimo spessore.
Se concepiamo lo spazio dei social network come una piramide, vedo Facebook alla base, le e-mail ed i sistemi di messaggistica privata al vertice ed i vari network più o meno specializzati (Flickr, aNobii, i blog eccetera eccetera) nella fascia intermedia.
In questa prospettiva c’è posto per tutti, però non si deve chiedere ad un contenitore di mezzo miliardo di persone di isolare, memorizzare, proteggere e gestire scambi di messaggi e dati di ogni genere a tutti i livelli. Lo si può considerare come la piazza del villaggio globale. Lì ci si incontra e si fanno due chiacchiere, poi chi gradisce passare ad un colloquio specifico, personalizzato o intimo va in un altro luogo.
Uno dei problemi che si pongono è quanto tempo si passi su Facebook. Rimanere lì per ore ed ore equivale a bighellonare (o “strusciare”) in piazza, farci una capatina ogni tanto equivale a mantenere ed ampliare i propri contatti che si sviluppano poi altrove. Impiegare le proprie giornate bighellonando è legittimo, anche se personalmente l’idea mi terrorizza. Come spiegare ai peripatetici impenitenti che vale la pena di esplorare al di là della piazza è poi un altro bel problema…
So di essere stato orribilmente sintetico per un argomento sconfinato, ma questo è un blog e non un libro e non desidero intasarlo con le mie parole. Cerco di affidare ad una frase conclusiva il mio messaggio: Internet è un universo di comunicazione che si svolge a diversi livelli, e ad ogni livello si addicono strumenti diversi; su queste possibilità, però, bisogna riflettere senza limitarsi a passeggiare per la via!
Corrado Truffi
Ago 27, 2010 -
Il nome e cognome “vero” è la grande idea di FB. Ciò detto, sono stupito che nessuno abbia notato la caratteristica negativa essenziale di FB, almeno in rapporto ai blog: i contenuti di un blog sono aperti al mondo, e se i commenti sono liberi, posso scatenare discussioni con chiunque, amici e “nemici”. Ossia, non mi chiudo nel mio orticello, posso scoprire cose e punti di vista nuovi. Con FB, o sei “amico”, o non interagisci.
In fondo, credo che più che per ricerca di popolarità, come ha scritto qualcuno qui sopra, molti tendano ad accettare o chiedere amicizie anche a chi non si conosce proprio per questo….
kermitilrospo
Ago 31, 2010 -
il principale difetto di facebook è che ti obbliga a starci sempre collegato.
Toni Rastelli
Set 1, 2010 -
Parole sante, quelle che hai scritto su Facebook.
Ma è la sua logica, la logica di questi tempi: tutto, veloce e adesso.
Di un secondo fa non m’importa più niente, fra un secondo invece si vedrà.
Marketing For Nerds
Set 2, 2010 -
Facebook – perché si, perché no…
Il punto per me resta, tuttavia, non tanto capire se Facebook ci piaccia o meno, ma perché e in quale misura Facebook sia differente dai social media che l’hanno preceduto, perché ottenga tanto successo (oltre al motivo più scontato: ha superato la mas…
Roberto Finelli
Set 9, 2010 -
Bella l’analisi dei difetti. Molto condivisibile.
Da utente Facebook devo dire che mi sono ritrovato in molte delle considerazioni di Sergio. Ed anche in molti commenti della discussione a seguire.
Al di là dei dibattutissimi aspetti inerenti la rete sociale, mi interessava il risvolto dei contenuti e della fruibilità.
Secondo me i contenuti di Facebook, proprio per la loro natura destrutturata, sono lo specchio di un “flusso di realtà”, e proprio per questo hanno senso nel “qui ed ora” e sono privi di organizzazioni sovraimposte.
Ma questa direzione arriva da lontano: era già stata presa quando, nei tardi anni novanta, si era passati dal vecchio concetto di “sito personale” al “weblog”.
Chi aveva un sito personale negli anni novanta mediamente seguiva uno schema tassonomico con una struttura che rispecchiava il SUO ordine mentale: questo sono io, questo è il mio cane, questi sono i miei link, queste sono le pagine dei miei amici.
Quella del weblog è stata una transizione importante verso un paradigma più fluido e naturale, quello del “cosa penso oggi”. L’importanza del presente. Ed è medesimo paradigma comunicativo di Twitter e di Facebook.
Facebook aggiunge del contenuto rimanendo semmpre all’interno di questo paradigma.
Letture della settimana – numero zero « Bread Butter 'n' Rock&Roll
Set 10, 2010 -
[…] I difetti di Facebook di Sergio Maistrello Appunti di un utente col desiderio di capire i motivi di interesse e di “indigestione” del social-network attualmente più famoso del mondo. Io ancora non ne faccio parte. […]
Giandomenico
Set 12, 2010 -
FB non è più personalizzabile ed è sempre più commerciale…
Da pochi giorni gli “esperti marchettari” hanno tolto la possibilità di “personalizzare” òe sidebar delle Pagine-Fun, dei Gruppi e persino dei propri profili personali con l’unica, o quasi, applicazione che lo consentiva: vale a dire FBML.
Credo, anzi ne sono convinto, per impedire ai tanti di sfruttare quegli spazzi per pubblicità personale (Adsense, affiliazioni e compagnia).
Premesso che utilizzavo le colonne per dare servizi agli utenti della pagina, con questa “soluzione” anti-democratica e dittatoriale hanno meccanicizzato ulteriormente il contenitore toglendogli quel poco di pesonalizzazione concessa.
Dal mio canto qualcosa mi inventero ma chi lo spiega ai fruitori che FB lo ha fatto per restare l’unico a poter mettere pubblicità, ricavare utili conlo stile del padrone sono io, le chiavi di casa sono nella mia tasca se ti conviene bene altrimenti sloggia?
Lo spirito del Networking e l’era del WEB 3.0 dove sono finiti?
Ai posteri l’ardua sentenza!
Nico
Set 26, 2010 -
Questa e’ la miglior analisi che mi sia capitato di leggere su Facebook , perlomeno tra quelle in italiano.
pero’
aumenta il font di sto blogsu…
va bhe’ l’estetica ma la percentuale di gente che fa fatica a leggere un carattere cosi e’ davvero alta FIDATI….
Ciao e buona continuazione.
tea
Set 27, 2010 -
Editare la privacy non e’ un problema ne’ per me ne’ per il migliaio di amici che ho, tutti scelti in base ad una precisa logica, pero’ sono quasi tutti stranieri ed attenti ad ogni cambiamento in tal senso.
Gli italiani sono un disastro….si riconoscono lontano un miglio, c’e’ una differenza abissale tra loro e per esempio gli americani.
Tutto alla fine dipende dall’utilizzo che uno ne fa, per me e’ perfetto.
Io comincio sempre dal link giusto comunque.
Per la prima volta mi capita di leggere qualcosa di interessante sul fenomeno Facebook. « Utilitypc
Set 28, 2010 -
[…] CIAOOOOOOOOOOOOOOOO hihi…. AH… il titoletto era ironico… di fatto penso che il tipo ha capito tutto quello che poteva anche non capire (pero’ quello che poteva anche non capire […]
Ludus litterarius
Ott 14, 2010 -
[…] Continua qui Condividi […]
Facebook, il meno peggio
Ott 16, 2010 -
[…] il meno peggioBy Mattia Marasco – 5 settembre 2010Posted in: Social Media Tweet . Un interessante post di Sergio Maistrello mi ha fatto riflettere su quanto nonostante la diffussione di Facebook sia stata impressionante, un […]
I difetti di Facebook » Sergio Maistrello « Tracce sul Web
Ott 24, 2010 -
[…] vai a: I difetti di Facebook » Sergio Maistrello. […]
Perché apprezzo i nuovi Diari di Facebook » Sergio Maistrello
Mar 12, 2012 -
[…] sempre pensato abbastanza male di Facebook (e ne ho scritto anche in passato). Lo considero un laboratorio sociale imprescindibile, perché è pur sempre la prima applicazione […]