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Category: Ascolto

Dicembre 2 2004

Fast Blood

Fast Blood, Lello VoceHo un po’ di cose in sospeso di cui parlare. Per esempio, Fast Blood di Lello Voce. Che mi ha trovato nei percorsi della Rete per bontà del suo autore e grazie allo zampino di Proserpina: i due si sono inventati un bell’esperimento di promozione dal basso che sta coinvolgendo molti blogger (vedere in fondo alla pagina dedicata per scoprire dettagli e altre destinazioni).

Fast Blood è un cd. Lello Voce, per chi non lo conoscesse, è un poeta-performer-romanziere. Uno che ama comunicare, insomma, dire cose e dirle ricercando il contenuto – possibilmente di impatto civile – e lo stile. Mettete insieme questi elementi e quello che ne viene fuori è un diluvio di parole a metà tra la poesia in musica e il teatro affabulatorio, con un accompagnamento musicale (di Frank Nemola) che segue ed esaspera lo stato d’animo dei testi. Il tutto è spiazzante al primo ascolto, affascinante al secondo; lo si apprezza dal terzo in poi, se non si hanno particolari preclusioni per le digressioni dalla tradizione melodica e per le sperimentazioni audaci.

Il cd contiene quattro lai (lamenti: del ragionare lento, del ragionare intenso, del ragionare caotico, del ragionare esperto), tutti impegnati sul fronte politico e sociale. Il primo lo si può anche ascoltare online, tutti sono (ed è una bella notizia) protetti da licenza Creative Commons, una forma di salvaguardia dei diritti d’autore che favorisce la circolazione della cultura. Già raccolte su carta col titolo L’esercizio della lingua (raccolta vincitrice del Premio di Poesia Antonio Delfini nel 2003), le quattro orature sono ora un’opera multimediale messa “in scena” su cd, ma anche dal vivo, in uno spettacolo di live poetry che Lello Voce porta in giro per l’Italia dal 2002.

Spiega lo stesso Voce in un intenso scritto («quasi teorico») a conclusione del libretto del cd (un brano già pubblicato in Akusma nel 2001):

Il poeta del domani, se vorrà sopravvivere e essere capace di ridisegnare un suo ruolo all’interno delle società tecnologiche e mediatizzate della post-post-modernità, dovrà trasformarsi in un Parasaurolophus. [..] Il Parasaurolophus è, invero, un dinosauro assai singolare e curioso, conosciuto dagli esperti col soprannome di ‘dinosauro trombone’. [..] È, insomma, un dinosauro ‘sonoro’ e, poiché gli studiosi credono di poter ipotizzare che l’amplificazione vocale avesse scopi comunicativi e sociali, cioè servisse ai parasaurolophus per ritrovarsi, riconoscersi, aggregarsi in branco, esso è anche un dinosauro sociale, ‘politico’ come avremmo detto un tempo. [..] È allegoria di un ruolo e di una funzione nuovi per il poeta e la poesia. [leggi tutto Il poeta parasaurolophus]

Il tutto – cd, musica, testi e premessa teorica – suonerebbe anche pretenzioso, se non fosse che l’intera opera testimonia al contrario sincerità, passione e amor di nuove strade. E coraggio, pure: trovalo te il tempo, la concentrazione e l’attenzione per ascoltare un prodotto del genere in una giornata tipo («Poesia di sottofondo? Beh, perché, a te non piacerebbe un mondo con la poesia di sottofondo?», ha dichiarato l’autore a Liberazione). Io ci ho messo bel un po’ a digerirlo. Poi l’ho lasciato decantare molto. Solo oggi, mentre mi decido a parlarne, è già la quarta volta che il cd fa il giro completo nel lettore.

Aggiungo: il cd è autoprodotto ed è distribuito da Self (a 8,30 euro). È il primo disco di una collana chiamata Absolute Poetry, dedicata a esperimenti di poesia e musica. Da tenere d’occhio.

Ottobre 29 2004

L’ho sentito per la prima volta qualche sera fa su Radio 1 Rai: un concerto dal vivo di rara atmosfera e piacevolezza. Molto acustico, vagamente jazzoso, avvolgente e rilassante. Sai quella sensazione, piuttosto rara, di ascoltare musica e non un insieme di note e di parole?

Ieri ho finalmente messo le mani sul cd: incantevole. Assolutamente consigliato a chi ama atmosfere riflessive e poco invadenti, illuminate da un felice equilibrio tra forza espressiva e ricerca di melodia.

Lui si chiama Ivan Segreto. Il cd è Porta Vagnu ed è uscito nel maggio scorso. Sony ne fa ascoltare qualche manciata di secondi. Su KataWeb Musica si possono vedere 20 minuti di concerto dal vivo (solo pianoforte).

Giugno 23 2004

Giovedì 1 luglio alla Biblioteca Fra’ Cristoforo (via Fra’ Cristoforo, Milano Sud) i La Crus suonano e Marco Lodoli legge per La Biblioteca in giardino (il programma di incontri, gratuiti, è notevole e da spulciare in base ai gusti).

Giovedì 15 luglio Marco Paolini e i Mercanti di Liquore portano Song n° 32 (da cui il cd Sputi) al Festival di Villa Arconati di Bollate (15 €).

Io me lo perdo, va da sé, ma chi è a Roma sabato 24 luglio potrebbe ben fare un salto al Fandango Jazz Festival presso il Club La Palma: ci sono i Klezmatics e ve li consiglio (anche in questo caso il programma è molto ricco).

Fonti da spulciare alla ricerca di serate lombarde interessanti (e ce n’è per tutti i gusti): RockOl, La Milanesiana, Milano online, ViviMilano.

Giugno 2 2004

Folkest 2004

folkest04.jpg
Chi dovesse capitare in qualche località del Friuli-Venezia Giulia (e della Slovenia) nel prossimo mese di luglio, controlli il calendario e non si lasci scappare il Folkest 2004, festival internazione di musica folk ed etnica. Ci sono meno celebrità, quest’anno, ma il programma è sempre fitto e appassionante, occasione per scoprire tradizioni musicali del continente europeo.

Marzo 30 2004

Non se ne parla molto, ma lo scorso fine settimana è uscito Sputi, Cd realizzato da Marco Paolini e dai Mercanti di Liquore, legato all’esperienza dello spettacolo Song N. 32 (concerto variabile). Visto che in Rete non si trova una descrizione che sia una, riporto le utili note di presentazione di Paolini:

«È cominciato con un concerto dedicato all’acqua intesa come risorsa e non come merce. Abbiamo fatto tre giorni di prove partendo da qualche pagina fotocopiata, qualche poesia, un po’ di repertorio e musiche improvvisate più che pensate, che nascevano dall’istinto e dalla voglia di fare insieme questo concerto. [..] Non so se fosse giusto chiamarle canzoni però alla fine era un concerto. Serviva un titolo, Song N. 32 bastava. Ovviamente nessuno pensava che potesse durare più di una serata. Ne abbiamo fatte 15 poi ci è venuto in mente che potevamo anche farne un Album. A condizione di lavorarci sopra. Si è trattato di innesti e di montaggi di testi diversi, di accostamenti, di musiche e parole prese da vari autori, dalle filastrocche di Gianni Rodari (Re Federico, La tradotta, Sul duomo di Como, Il mare Adriatico, I mari della luna, I sette fratelli, Stelle senza nome, Compagni fratelli Cervi) quasi metà dei pezzi dell’Album, dai Canti Orfici di Dino Campana (in La notte mi par bella e Vele), dalla lingua sonora di Biagio Marin (in Me son visuo), Giacomo Noventa (in Sottovento), Ernesto Calzavero (in Parole Mate), dai versi di Erri De Luca (in Il Prigioniero Ante e Sputi). Una canzone (Il Sergente della neve) contiene un frammento di Mario Rigoni Stern un po’ “arrangiato” e inserito nella filastrocca del Soldatino di Rodari. Il tema iniziale del concerto è rimasto in alcuni pezzi (Mar Adriatico, Due parti di idrogeno, Regola acquea), altri sono stati inventati mentre registravamo. Il titolo è cambiato rispetto al concerto, l’abbiamo preso dalla poesia di Erri De Luca. Sputi non è un album ricercato, abbiamo preferito fissare quel che l’istinto suggeriva. Alcune soluzioni sono rimaste ruvide, l’aria che tira nelle parole ha suggerito la musica.»

Da parte mia aggiungo che il disco è particolare, teatrale, ruspante con le sue derive dialettali lombardo-venete, schierato, divertente. Fuori dagli schemi discografici, come del resto originali erano state altre due incisioni in Cd del lavoro di Paolini (alcuni estratti da Il Milione, quaderno veneziano per Le vie dei canti e una comparsata nell’eponimo dei Maistral, band strumentale che lo accompagnava proprio nel Milione). Sputi suona spontaneo e intelligente, ha personalità ed è di sicuro interesse per chi apprezza lo stile di Paolini oppure quello dei Mercanti di Liquore. Per chi ama entrambi è una festa per le orecchie.

Marzo 10 2004

Uso personale

A parte il fatto che l’entusiasmo mi sembra quanto meno prematuro, direi che ci stiamo avvicinando a larghi passi verso la modica quantità anche per gli Mp3. Già me l’immagino: “Questi file sono illegali!” “Guardi che è la mia dose minima giornaliera…” “Ah, allora può andare!”.

Febbraio 20 2004

Un blogger diciannovenne trova il modo di craccare la promozione Pepsi-iTunes (100 milioni di canzoni in regalo, una ogni tre bottiglie – non correte: per ora vale solo negli Usa): è sufficiente inclinare la bottiglia e guardare il tappo attraverso la plastica trasparente per intravedere parte della scritta. Suppongo che ora i discografici, brillando in questi mesi per soluzioni economiche e risolutive, doteranno le bottiglie di allarme anti-ribaltamento oppure insedieranno un proprio incaricato presso ogni supermercato a sorvegliare la preziosa merce.

(Ne parlava ieri anche Quattroeunquarto)

Febbraio 10 2004

Se vi foste mai chiesti come canterebbe Roberto Vecchioni se si atteggiasse un po’ alla Fossati e un po’ alla Jannacci, Rotary Club of Malindi è la risposta. Ma è un buon Vecchioni, più ricco negli arrangiamenti e più ispirato che nel recente passato. Da prendere in considerazione anche solo per i brividi di Dimentica una cosa al giorno («Il peso dei dolori è un fardello troppo pesante per la vecchiaia e allora è necessaria una graduale opera di liberazione. Invece mia mamma ricordava sempre tutto», come spiegava l’autore sul Corriere della Sera del 6 febbraio).

Gennaio 27 2004

In trasferta

Oggi si va a sproloquiare tra musica e memoria su Webgol, così si fa anche un giro nella nuova e accogliente magione di Antonio&Soci.

Gennaio 15 2004

(Avrebbe potuto essere) un'immagine del concertoCi sono giornate dalle quali non ti aspetti nulla e che puntualmente sono avare di emozioni. Poi decidi di fare un salto in centro per sbrigare due commissioni e ti ritrovi per caso alla Fnac proprio mentre sta per iniziare un concerto promozionale di Eugenio Finardi (con Cosma, Porciello e Parisi) per il lancio di Il Silenzio & lo Spirito, complice la festa per il centesimo numero della rivista Jam. Il disco è davvero bello, più completo e rifinito del concerto natalizio da cui ha avuto origine: lo consiglio a chiunque abbia la pazienza di avvicinarsi a un percorso musicale insolito, tra canzone d’autore, spiritualità e qualche cornamusa. Le interpretazioni di Hallelujah (tra blues e gospel) e The Land of Plenty (una rivelazione) di Leonard Cohen e di Motherless Child (da brividi) valgono da sole lo sforzo dei più scettici. Dal vivo, e nonostante l’audio da garage della saletta insolitamente stipata, Finardi regala sempre qualche sfumatura in più.

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