Sono sempre più sensibile alle teorie (e ancor meglio alle pratiche) legate alla sostenibilità, al consumo consapevole, alla globalizzazione che dà opportunità ma non mortifica. Muovo i primi passi lentamente, dunque so ancora poco, ma sto scoprendo un mondo affascinante – anche grazie agli stimoli che arrivano da qualche tempo da Luca De Biase (con il suo bel libro in fieri sull’economia della liberazione), da Beppe Caravita (che dalla teoria è passato alla pratica, nel suo piccolo) e Gaspar Torriero (che spesso e volentieri nel suo blog ragiona sul mercato del petrolio). Cito loro semplicemente perché sono i più documentati nel giro di siti che consulto quotidianamente, dunque il mio tramite verso nuove risorse.
In questo filone incastro ora una curiosità trovata sul giornale locale. Questo fine settimana si tiene a due passi da Pordenone, a Villotta di Chions, la Festa della decrescita felice. Che, voglio dire, già il nome ti fa venire la voglia di andare a vedere com’è. Ho fatto qualche ricerca online e dietro a questa serie di eventi locali ho trovato un filone interessante, legato al lavoro dell’economista Serge Latouche (ben noto negli ambienti no global): si chiama Rete per la decrescita serena, pacifica e solidale. Leggo nel manifesto:
La decrescita non è la crescita negativa. Si sa che il semplice rallentamento della crescita sprofonda le nostre società nel disordine con riferimento alla disoccupazione e all’abbandono dei programmi sociali, culturali e ambientali che assicurano un minimo di qualità della vita. Si può immaginare quale catastrofe sarebbe un tasso di crescita negativa! Allo stesso modo non c’è cosa peggiore di una società lavoristica senza lavoro e, peggio ancora, di una società della crescita senza crescita. La decrescita è dunque auspicabile soltanto in una “società di decrescita”. Ciò presuppone tutt’altra organizzazione in cui il tempo libero è valorizzato al posto del lavoro, dove le relazioni sociali prevalgono sulla produzione e sul consumo dei prodotti inutili o nocivi. La riduzione drastica del tempo dedicato al lavoro, imposta per assicurare a tutti un impiego soddisfacente, è una condizione preliminare. Ispirandosi alla carta su “consumi e stili di vita” proposta al Forum delle ONG di Rio, è possibile sintetizzare il tutto in un programma di sei “R”: rivalutare, ristrutturare, ridistribuire, ridurre, riutilizzare, riciclare.
Taglio e incollo nel quaderno delle rivoluzioni possibili, che si arricchisce ogni giorno di teoria, di nomi di associazioni, di aspiranti rivoluzionari, ma latita nella pratica. Ripenso alla frase di Gandhi che citava ieri Scalfarotto: siate il cambiamento che volete vedere nel mondo. Sei parte del problema, sei parte della soluzione, recita un altro slogan mutuato dalle religioni orientali. Ecco, io forse ho completato la prima parte (sono giunto alla consapevolezza di essere parte del problema, di non poter più delegare ad altri il cambiamento che richiedo), ma non ho ancora trovato la mia soluzione.
Idee, suggerimenti, pratiche, esperienze, là fuori?
Pietro
Set 16, 2005 -
la soluzione è l’amore universale!!! (a parte le battute, io ci credo sul serio). Comunque un altra fonte interessante per questo tipo di iniziative e il mitico Jacopo Fo…
Sergio Maistrello
Set 16, 2005 -
Infatti Fo è ospite alla festa di cui sopra, sabato sera. Ti dirò, ho un’innata resistenza nei suoi confronti, dovuta probabilmente alla scarsa conoscenza del suo lavoro. Vediamo se riesco a farci un salto.
Beppe Caravita
Set 17, 2005 -
Grazie della citazione, bellissimo post.
Domanda: hai per caso un tetto coltivabile (energeticamente parlando)?
Quanta roba hai in casa accumulata che puoi vendere, farne soldi e comprare un po’ di futuro?
Quanto tempo passivo (per carità, anche di necessario riposo) puoi mettere a attivo (magari riposando anche meglio) per imparare a saldare quattro chip a un motore elettrico o a un oggetto rotante al vento?
Sono solo domande, mica prescrizioni…;-)
Network Games
Set 17, 2005 -
Idee-forza, persino in Italia.
carla
Set 19, 2005 -
Interessarsi della “cosa pubblica” è politica, votare è politica, scrivere un libro, svolgere il proprio lavoro, confrontarsi con gli altri è politica ed è politica la vita quotidiana di chi si fa testimone di quel cambiamento che vorrebbe vedere nel mondo.
Quando si ha coscienza di essere il problema ma anche la soluzione diventa inevitabile agire.
E la soluzione sta nell’agire… 🙂
lorenzo
Set 19, 2005 -
La mia interpetazione di decrescita è direttamente legata alla riduzione dei bisogni indotti, il consumismo compulsivo insomma. Sono stressato? Mi compro qualcosa. La mia frase di riferimento è un proverbio ascoltato in Africa ma applicabile universalmente: NON E’ POVERO CHI NON HA NULLA MA CHI NON SI ACCONTENTA. Purtroppo penso che accontentarsi implichi essere più sereni (un lavoro meno alienante aiuta) e non è sempre facile. Inoltre ridurre i bisogni non porta la recessione? Insomma la filosofia tutta africana AKUNA MATATA, viviamo accontentandoci, è conciliabile con il nostro “sistema” occidentale? Sono confuso.
Sergio Maistrello
Set 19, 2005 -
Beppe: grazie degli stimoli, purtroppo vivendo in condominio ho ben poco da coltivare, ma ci sono altre vie da percorrere e mi sto documentando. La “bicicletta eolica” è fenomenale.
Carla: sottoscrivo, parte del mio lavoro va in questa direzione. Dico solo che trovare il campo in cui agire e avere la ragionevole sensazione di andare nella direzione giusta non è così facile.
Lorenzo: La chiave di volta è proprio questa: non è possibile mediare l’accontentarsi con il sistema economico in cui viviamo, non sono conciliabili. Se leggi tutto il manifesto che cito, dice appunto che una società della crescita senza crescita (oppure una società del lavoro senza lavoro) è una società in crisi. Dunque presuppone una revisione dei modelli economici. Massimi sistemi, per ora. Ma c’è di buono questa sensazione condivisa da tanti di essere andati oltre un equilibrio salutare, e di dover fare un passo indietro.
mafe
Set 26, 2005 -
Io ho trovato la mia strada nella sobrietà, senza censurare quella parte di me frivola e consumista, semplicemente scegliendo molto e imparando a goderne. Niente macchina e tanta bici, ma un bel taxi ogni tanto. Pochi vestiti, ma di ottimo taglio e che ti piacciano davvero. Regalare i libri. Evitare le catene e le omologazioni, anche se vuol dire spendere di più per cenare fuori.
Piccole cose che fanno bene e mi fanno star bene: premiare chi ha un’ottica simile nelle scelte di consumo va nella giusta direzione.
Sergio Maistrello
Set 27, 2005 -
Mi piace molto come strada, Mafe. Temo gli integralismi salvifici almeno quanto le degenerazioni del capitalismo.
Casual.info.in.a.bottle » Blog Archive » Internet,politica e la Moratti: ma non solo…
Gen 4, 2006 -
[…] E questi post: -> La decrescita felice -> Riflessioni sulla blogosphera… -> Riflessioni di fine estate… -> Decrescita e/o sviluppo sostenibile? […]
Luciano
Feb 8, 2006 -
Volevo segnalare che Serge Latouche e Savino Pezzotta si confronteranno sul tema “La sfida della decrescita”, qui a Pordenone, venerdì 17 febbraio presso la Camera di Commercio. E’ un’occasione, vero ?
Sergio Maistrello
Feb 9, 2006 -
Grazie per l’informazione, Luciano. Buono a sapersi.
Luciano
Feb 16, 2006 -
Errata corrige: l’incontro Latouche / Pezzotta presso la camera di commercio è per il giorno 24 febbraio e non il 17
Scusatemi !!!
Sergio Maistrello
Feb 17, 2006 -
grazie per la correzione, Luciano (nel frattempo avevo trovato il programma originale)
Ýðèê
Dic 4, 2008 -
Ïðèÿòíî êîíå÷íî äóìàòü, ÷òî îñòàëèñü äåéñòâèòåëüíî áëîãè â ýòîé ìóñîðêå ðåéòèíãà ßøè. Âàø – îäèí èç òàêèõ. Ñïàñèáî!